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Padre di 3 figli muore a 28 anni: “Ossessionato dalla palestra, prendeva da anni steroidi”

Luke Stone, un ventottenne inglese, si allenava fino a tre volte al giorno in palestra e, secondo quanto emerso in seguito alla sua scomparsa, faceva un massiccio uso di anabolizzanti. La famiglia spera che la sua storia possa servire a tutti quei ragazzi che fanno uso di steroidi con la speranza di avere un fisico perfetto.
A cura di S. P.
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Luke Stone, un giovane britannico padre di tre bambini, era diventato “ossessionato” dalla palestra. Da quando aveva rotto con la sua compagna ci andava due o tre volte al giorno e, stando quanto emerso, di tanto in tanto da tre anni assumeva steroidi anabolizzanti per migliorare il suo fisico. Alla fine Luke è morto a causa di un ictus a soli ventotto anni. La sua famiglia ha voluto raccontare la tragica storia del giovane per mettere in guardia altre persone sull’uso di anabolizzanti e farmaci non consigliati dai medici. Luke è morto il 5 aprile dello scorso anno dopo che, alcuni giorni prima, aveva avuto dei dolori al petto che lo avevano spinto a recarsi in ospedale. Gli esami avevano rivelato la presenza di un coagulo di sangue nel cuore. Le sue condizioni sono peggiorate sempre più fino al decesso.

“Spero di poter fermare almeno una persona che prende steroidi spiegando cosa è accaduto a Luke”, ha detto il padre Eric, che sapeva degli allenamenti in palestra di suo figlio ma che non aveva idea prendesse steroidi. “Prendete solo ciò che vi dice il vostro medico”, ha aggiunto l’uomo. Lo zio del giovane aveva detto al ragazzo che non era una buona idea prendere anabolizzanti per la crescita muscolare, ma lui non avrebbe dato retta a nessuno e, nella speranza di migliorare il suo fisico, ne avrebbe presi anche in quantità superiori a quelle raccomandante. Dopo la sua morte la famiglia ha trovato le compresse che prendeva sotto al suo letto. “Aveva tre bellissimi bambini e non credo conoscesse i rischi dell’assunzione di steroidi perché altrimenti avrebbe smesso di prenderli”, ha detto una parente, convinta quindi che col suo comportamento sicuramente il ventottenne non aveva alcuna intenzione di mettere in pericolo se stesso.

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