Obama arriva su Twitter e viene coperto da insulti razzisti
Esordisce su Twitter osservando che "ci sono voluti sei anni, ma alla fine mi hanno dato l'account personale" (certificato). A scrivere è Barack Obama, il presidente degli Stati Uniti che ha fatto della comunicazione nuova, aperta ai nuovi media, "giovane" il suo cavallo di battaglia e che, ciononostante, non era ancora approdato sul social network dei 140 caratteri. Apertura e irresponsabilità sono concetti associati spesso ai nuovi media e la pioggia di commenti che è seguita al tweet di Obama ne è una conferma. A parte retweet e commenti dei supporter e critiche pacate, non sono mancate minacce di morte e messaggi di odio basati su insulti di matrice razzistica o su accuse di tradimento.
La parte più violenta dei commentatori si rivolge ad Obama definendolo semplicemente "nigger", ossia "negro". Invitato ad uccidersi, oppure avvisato che sarà ucciso, l'inquilino della Casa Bianca viene rappresentato anche appeso ad una corda in un tweet che ha per hashtag #arrestobama e #treason (tradimento).
Un messaggio che nella fattispecie non presenta contenuti razzistici, ma che – inneggiando ad "una corda per il cambiamento" – avrebbe "meritato" comunque l'attenzione dei servizi segreti, se è vero quanto raccontato dall'autore stesso del tweet. Jeff Gully avrebbe ricevuto infatti la visita di alcuni agenti, ma in realtà Josh Earnest, portavoce della Casa Bianca, ha fatto sapere che la sicurezza non perderà troppo tempo a scoraggiare simili commenti. Certo, ammette Earnest, sono "messaggi offensivi e disgustosi", ma si tratta pur sempre del risultato di una società aperta. "Ti ucciderò", "va' a morire ammazzato", "torna in gabbia, scimmia" sarebbero dunque espressione di una libertà che andrebbe quantomeno accettata. E poi, dopotutto, è uno spioncino aperto su un'America riottosa, violenta e razzisti.