News of the world, un giornale con 168 anni di storia chiude per la protesta dei cittadini digitali
In Gran Bretagna un giornale ha chiuso i battenti dopo 168 anni di storia. Phillip Inman sul The Guardian sostiene che la chiusura rappresenti una clamorosa vittoria dei consumatori. Il loro indignato comportamento ha fatto sì che le vendite del periodico crollassero e che gli inserzionisti revocassero gli investimenti pubblicitari già programmati per non rischiare la propria reputazione.
Murdoch spera che chiudendo “News of the World” possa salvare il proprio regno mediatico internazionale. In Italia il voto del PD in favore del mantenimento delle Province ha scatenato moti di indignazione tra quanti navigano in rete. Il profilo Fb del segretario è stato preso d’assalto da militanti e simpatizzanti.
La rete è diventato il catalizzatore di movimenti di opinione, capace di modificare il corso delle cose a tal punto che perfino giganti come News Corp possono essere sconfitti da tanti singoli cittadini. Il web è diventata la fionda che può permettere a Davide di vincere su Golia.
A Napoli come a Milano Facebook ed il web hanno sostenuto l'ascesa di nuovi Sindaci che in rete si sono costruiti una forte reputazione.
Sembrerebbe, quindi che il futuro prefiguri una democrazia elettronica in cui l’espressione del singolo diventa rilevante, convogliandosi con quella di migliaia di altre persone.
Inman fa le sue affermazioni in merito alla questione “News of the World” con cauta speranza, avendo come proprio osservatorio la Gran Bretagna. In Italia, lo scenario ci deve far essere ancora più cauti.
In Italia, infatti, secondo l’Istat, il 46,1% degli abitanti tra i 25 ed i 64 anni continua ad avere un titolo pari o inferiore alla licenza media (in GB il dato è del 25,2%). Mentre nel Mezzogiorno la percentuale sale al 53,7%.
Un cittadino con un basso grado di istruzione con più fatica riuscirà ad ottenere l’affermazione dei propri diritti ed ancor di più lo potrà fare se tale percorso richiede l’uso della scrittura e la conoscenza di base delle tecnologie digitali. Non a caso, la primavere araba ha preso il via in Tunisia, uno dei Paesi del Maghreb con il più elevato tasso di alfabetizzazione.
Perché la “democrazia digitale” prenda il sopravvento, allora, occorre combattere digital divide e, prima di tutto, cultural divide.