Napoli, scuola senza insegnanti nelle terre di Gomorra
L’insegnamento in Italia ha le porte chiuse: le graduatorie dei docenti sono serrate e pochi sono i fortunati che riescono a ottenere una cattedra, dopo anni di attesa. Per i restanti, infatti, si spalancano gli abissi del precariato. In una scuola di Napoli, però, accade esattamente l’opposto: parliamo dell’Istituto Comprensivo di Scuola dell’Infanzia, primaria e secondaria, “Raffaele Viviani”, situato al Parco Verde del Comune di Caivano, in provincia di Napoli. Nella scuola ci sono ben 27 cattedre libere, ma nessun docente è disponibile ad andare a insegnare ai bambini che frequentano l'istituto, dove un ragazzo su due non si presenta a lezione. Ciò accade poiché la Viviani è situata in una zona di Napoli di certo non benestante, né tantomeno tranquilla: il Parco Verde, infatti, viene considerato un vero e proprio fortino della Camorra, dove non ci sono aree verdi, come potrebbe far pensare lo stesso nome, ma solo alti palazzoni di cemento. Per questi motivi, gli insegnanti, seppur desiderosi di lavorare, preferiscono dire di no a un’opportunità lavorativa, che si colloca, appunto, in un ambiente degradato, dove è la criminalità a fare da sfondo alla vita quotidiana.
Si contano, in sostanza, tre professori che svolgono lezioni per tutte le classi del complesso scolastico. Come spiega una docente della scuola Viviani, il rifiuto all’insegnamento da parte dei professori scatta, automaticamente, dopo aver visionato la struttura, l’ambiente scolastico composto da ragazzi difficili e la zona in cui è collocato l’istituto. Per mancanza di personale docente, la preside dell’Istituto, Eugenia Carfora, svolge più mansioni contemporaneamente: insegnante, segretaria e addirittura la bidella, visto che anche il personale scolastico è carente, per gli stessi motivi per cui i docenti rinunciano a metter piede nella scuola. Il lavoro di segreteria, dunque, è svolto in parte dalla preside, ma resta scoperto, nella maggior parte del tempo, visto che c’è un corpo amministrativo fisso e sempre presente, adibito, appunto, a questi compiti burocratici.
Gli insegnanti, che, però, accettano di svolgere il proprio lavoro al Viviani, dopo pochi giorni dall’assegnazione dell’incarico, chiedono subito lo stato di malattia: purtroppo il numero di coloro che ne fanno richiesta aumenta nel tempo e spesso a scuola si dirigono, al massimo, sei-sette insegnanti, che prendono sulle loro spalle, il carico di tutte le classi. Nella scuola sono stati ritrovati oggetti che non erano adibiti all’ambiente formativo. Tra questi anche delle pistole. Diversi oggetti, di proprietà della scuola, come banchi e sedie, sono stati venduti da estranei e poi riacquisiti dallo stesso istituto.
L’evasione scolastica è registrata al 49%: di conseguenza i ragazzini diventano vera e propria manovalanza per la criminalità organizzata. I bambini che si presentano a scuola sono esclusivamente quelli prelevati dalla stessa Preside, che con molta pazienza, si dirige, ogni mattina, a casa degli studenti per portarli a scuola con sé. Il comportamento della preside è apprezzato da diverse madri del quartiere, mentre altre incitano la scuola a mandar via la direttrice scolastica, perché, con il suo atteggiamento, vuole ficcare il naso in situazioni familiari che non le competono. La preside ha lanciato un appello, affinché la scuola non venga lasciata nell’incuria e nelle mani della criminalità: tanti i professori, di diverse parti d’Italia, che si sono dichiarati disposti a venire ad insegnare al Viviani, ma il Ministero, dal canto suo, ha già fatto sapere che ci sono le graduatorie da rispettare.