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Minacciata dal capo perché incinta: “Abortisci o ti licenzio”. Lei reagisce così

Teri, 22enne scozzese, operatrice per una ong, ha deciso comunque di portare avanti la sua gravidanza e due mesi prima del parto è stata cacciata dal suo datore di lavoro. Si è però rivolta alla giustizia che alla fine le ha dato ragione.
A cura di B. C.
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Teri Cumlin è un’operatrice scozzese di un’associazione benefica che è stata licenziata dal suo manager. L’uomo, secondo quanto denuncia la donna, le avrebbe chiesto di abortire per mantenere il suo posto di lavoro. Se non avesse scelto questa strada, sarebbe stata licenziata. "Se vuole andare avanti deve interrompere la gravidanza", le avrebbe detto. "Sono scoppiata a piangere e gli ho detto che avevo già subito un aborto in precedenza", racconta Teri, 22 anni di Glasgow, al Daily Mail. La giovane ha comunque rifiutato di interrompere la gravidanza e due mesi prima del parto è stata allontanata.

La Cumlin ha però deciso di denunciare tutto alle autorità competenti. Il suo caso è finito in tribunale e qualche giorno fa le sono state assegnate 12.000 sterline (circa 17mila euro) per licenziamento ingiustificato e discriminazione sessuale. “E’ stato terribile. L’ho pregato in lacrime di non licenziarmi, ma lui mi ha detto che era tutta colpa mia. Mi ha gridato in faccia, dicendomi che ero stupida e che sarei crollata”, ricorda Teri, con riferimento all’incontro col suo capo. In un’altra occasione, ha denunciato la ragazza, l’uomo avrebbe rifiutato la sua richiesta di spostarla in un luogo più fresco dell’ufficio: “era una giornata davvero calda, poi mi ha rimproverato di nuovo per la mia gravidanza” afferma Teri. Il manager avrebbe anche criticato la madre di due figli per essersi presa “troppe pause toilette e mi ha chiesto di non bere tanto in ufficio”. Una situazione esasperante, culminata col licenziamento della donna. Ma alla fine il tribunale le ha dato ragione.

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