Michaela muore a 26 anni per una infezione dopo il parto cesareo: “Tragedia evitabile”
Era pronta a dare il benvenuto al suo terzo figlio. Ma, dopo aver dato alla luce tramite parto cesareo la piccola Brittany, Michaela Perrin, 26enne australiana, è morta per una infezione che non le ha lasciato scampo. I fatti risalgono all'ottobre del 2014, quando la giovane mamma è deceduta al Lismore Base Hospital del New South Wales, stato dell'Australia sud-orientale, mentre la bimba, nata da pochissimi giorni, dormiva al suo fianco. Ma soltanto alcuni giorni fa, al termine di una lunga indagine da parte delle forze dell'ordine, il medico legale Harriet Grahame ha dichiarato in tribunale che la morte della donna era "potenzialmente evitabile" e che è stata causata "da cure mediche non adeguate".
"È stata una tragedia immane per tutta la famiglia – ha continuato Grahame -. Una migliore assistenza sanitaria, e soprattutto cure più tempestive avrebbero potuto salvarle la vita. Ora i suoi tre figli sono orfani e crescono con la nonna. Tutto questo è inammissibile". Era il 20 ottobre 2014 quando Michaela, che quattro giorni prima aveva partorito con parto cesareo il suo terzo figlio ed era stata regolarmente dimessa, si è presentata in ospedale lamentando forti dolori all'addome. Ma i medici hanno pensato di rimandarla a casa dopo averle prescritto degli antidolorifici. Il giorno dopo le sue condizioni sono peggiorate. Ricoverata di nuovo in ospedale, è morta il 22 ottobre. Successive analisi hanno rivelato che la causa del suo decesso è stato uno choc da sepsi dovuto ad una grave infezione batterica sviluppatasi nella ferita del cesareo.
Il medico legale ha affermato che la ginecologa che aveva in cura la 26enne non si era resa conto della gravità della situazione che, se trattata in maniera adeguata, non si sarebbe trasformata in tragedia. "Le lacune dimostrate dalla dottoressa Cristina Penanueva – ha sottolineato – mi portano a pensare che lei non abbia capito fino in fondo quanto abbiano inciso sulla morte della signora Perrin. Voglio che la vicenda di Michaela diventi un caso di studio da sottoporre all'attenzione del personale medico affinché non si ripetano più episodi tristi come questo".