Lotta ai tumori: gli Usa premiano 6 ricercatrici italiane, ma solo una lavora in Italia
La lotta contro i tumori richiede sforzi costanti, idee innovative e non conosce sosta. Per questo, ogni anno la Società Americana di Oncologia Clinica (Asco) assegna un riconoscimento speciale ai giovani ricercatori che si distinguono per la qualità del contributo che stanno apportando alla loro area di ricerca. Tra i 123 destinatari del Merit Award (premio al merito), messo in palio dalla Conquer Cancer Foundation, di quest’anno ci sono ben otto italiani, di cui sei sono donne. Il prestigioso riconoscimento, assegnato a seconda dell’ambito di oncologia di riferimento, è considerato un trampolino importante per la carriera accademica di chi lo riceve e richiede sforzi enormi per essere raggiunto. Sforzi spesso maggiorati nel caso delle donne risultano spesso gravati ulteriormente da pregiudizi e vari tipi di ostacoli in una società che incoraggia il sesso femminile a curare più l’aspetto che l’intelligenza. Raggiunte da Repubblica, le premiate del 2017 hanno spiegato il loro lavoro al pubblico.
Pluripremiata per i suoi studi
Emanuela Palmerini, classe 1975 studia i tumori delle ossa ed è oncologa presso l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna. Con la sua ricerca sull’osteosarcoma, un tumore raro che si sviluppa prevalentemente nel adolescenti, è riuscita ad accaparrarsi il Merit Award per la seconda volta consecutiva. Il suo studio si è concentrato sul comprendere perché pazienti con caratteristiche simili trattati nello stesso modo possano avere prognosi molto diverse tra di loro.
Nuovi farmaci sono stati messi a punto ma la strada della lotta contro questa tipologia di tumori è ancora in salita. I sarcomi sono tumori rari che ogni anni colpiscono circa 3mila italiani. Rientra in questa famiglia di neoplasia anche il sarcoma alveolare, una forma di tumore super rara e chemioresistente.
Le nuove ricercatrici meritevoli
Il campo di studio di Giulia Monardi, invece, è l’immunoterapia per pazienti affetti da tumore del polmone metastatico. Lo studio che è valso alla ricercatrice 32enne il Merit Award è stato condotto presso il Dana-Farber Cancer Institute dell’Università di Harvard, a Boston, nell’ambito della specializzazione che sta svolgendo presso l’Università di Perugia.
Si pone fuori dalle tipologie classiche della ricerca medica il progetto di Loredana Puca, che crea modelli di organi in tre dimensioni per condurre test farmacologici. Lo studio della ricercatrice italiana, anche in questo caso 32enne, è stato condotto presso la Cornell University di New York e si concentra su un farmaco detto “smart bomb” (bomba intelligente), capace di individuare e colpire soltanto le cellule in cui è presente una specifica proteina caratteristica del tumore neuroendocrino della prostata.
I tumori della prostata sono l’area di ricerca anche di Vincenza Conteduca, 36 anni, dell’Istituto Scientifico Romagnolo per lo studio e la cura dei Tumori di Melodia, in provincia di Forlì-Cesena. Lo scopo della sua ricerca, condotta a Londra e, in futuro, alla Cornell University, è rendere ancora più mirate le cure anti-tumorali attraverso una mutazione delle stesse e individuando i pazienti che non necessitano di chemioterapia e quelli per cui è possibile utilizzare i nuovi farmaci ormonali.
Anche Sara Valpione, 34 anni, studia mutazioni e terapie mirate ma nello specifico caso dei melanomi avanzati. Lo studio che le ha consentito di ottenere i Merit Award è stato condotto a Manchester, nel Regno Unito, presso un polo specializzato per questo tipo di neoplasie.
Il campo in cui ha scelto di impegnarsi Lisa Derosa è invece annoverato tra quelli maggiormente pionieristici. Il suo studio si concentra sul microbiota intestinale, ossia la flora batterica, e sul modo in cui essa riesca ad influenzare la risposta all’immunoterapia dei tumori. Attualmente lavora presso l’Istituto Gustave Roussy in Francia.
Le “quote azzurre”
Tra i destinatari del Merit Award ci sono anche due uomini. Daniele Rossini, 29 anni, è l’unico premiato italiano, insieme alla dottoressa Palmerini, a lavorare nel suo Paese d’origine. Il suo ambito di ricerca è costituito dal tumore al colon-retto metastatico presso l’Università di Pisa e lo scopo principale della sua ricerca è preservare al meglio la qualità della vita di chi è affetto da tali neoplasie e allungando i tempi di sopravvivenza.
Lo stesso obiettivo, in senso lato, del lavoro di Matteo Lambertini che all'Istituto Jules Bordet di Bruxelles studia come incrementare la qualità della vita di donne sopravvissute ai tumori al seno che vogliono avere una gravidanza e riprendere a condurre una vita normale.