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La storia di Samantha, l’adolescente che ha scoperto su Google che il padre è un assassino

Una ragazza britannica di 14 anni, Samantha Bryan, ha scoperto la verità sul padre naturale dopo aver trovato una foto su internet. Stava facendo una ricerca per la scuola. Il genitore è Ian Huntley, condannato per aver ucciso due bambine.
A cura di S. P.
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Per una terribile coincidenza una ragazza britannica ha scoperto, a soli quattordici anni, la verità sulla sua famiglia. Una verità dolorosa, che sua madre le aveva nascosto per proteggerla. La giovane, Samantha Bryan, era a scuola e doveva fare una ricerca su un caso di cronaca nera che anni prima aveva sconvolto la nazione. Ha così cercato su Google il nome di Ian Huntley, un uomo che è stato condannato nel 2003 per l’omicidio di due bambine, e ha trovato una foto in cui ha riconosciuto il volto di sua madre e il suo accanto all’assassino. In questo modo Samantha ha scoperto che Huntley era il suo padre naturale. Una scoperta che ha sconvolto l’adolescente, la quale è stata però rassicurata da sua madre che le ha detto che non aveva nulla del padre biologico. “Non sei e non sarai mai come lui, né interiormente né esteriormente”, ha detto la donna a sua figlia. La mamma, quando Samantha aveva undici anni, le aveva già spiegato che l’uomo che lei chiamava papà non era il suo genitore biologico, descritto invece come un uomo cattivo che aveva fatto del male a delle bambine. Così, quando anni dopo Samantha ha visto quella foto dell’uomo su internet, ha subito capito.

Ora Samantha ha diciotto anni e ha deciso di raccontare la sua storia e dimostrare che è appunto diversa dall’assassino delle piccole Holly Wells e Jessica Chapman, le due amichette scomparse misteriosamente nel 2002 e poi ritrovate senza vita giorni dopo. All’epoca dei fatti Samantha aveva quattro anni. Huntley ha distrutto delle vite e lei, studiando come paramedico, è intenzionata a salvarle ed è determinata a non provare imbarazzo o a vergognarsi. Samantha ha avuto un padre che l’ha protetta da quando era una bambina (sua madre aveva lasciato l’assassino quando era ancora incinta dopo aver subito una serie di abusi da parte dell’uomo) e sa che quello biologico non ha nulla a che fare con lei. “Cerco di non pronunciare il suo nome per non ammettere la sua esistenza. Lo odio, non è mai stato mio padre. Ma sapere che è geneticamente collegato a me, mi fa star male”, ha raccontato la ragazza. Samantha ha anche detto che sua madre le ha fatto leggere il contenuto di una scatola che nascondeva sotto il letto in cui attraverso ritagli di giornali c’era tutta la drammatica verità. “Riga dopo riga, mi sono resa conto dell’orrore che aveva vissuto mia madre, fino a quando ha finalmente trovato la forza di lasciarlo. L’aveva picchiata, violentata, buttata giù dalle scale quando era incinta. La verità è che stava tentando di farla abortire, voleva uccidermi”, ha spiegato la giovane.

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