La Slovenia dice “no” a matrimoni omosessuali e adozioni gay
No a matrimoni gay e adozioni per le coppie omosessuali. Con un referendum di iniziativa popolare, la Slovenia ha respinto la legge, approvata dal Parlamento lo scorso marzo, che regola l'istituto della famiglia anche per le persone dello stesso sesso. Al quesito "È lei favorevole a che entri in vigore la legge su modifiche e integrazioni alla legge relativa a matrimonio e famiglia, che il Parlamento ha approvato il 3 marzo 2015?", i "no" hanno prevalso decisamente sui "sì". Per il 63,4% dei votanti, infatti, la normativa va abrogata, contro il 36,6% di coloro che invece la sostengono. I voti contrari inoltre raggiunto il quorum del 20% della popolazione slovena avente diritto di voto – 1,7 milioni di sloveni. La quota, anzi, è stata anche superata: sarebbero bastati 342mila voti contrari, ne sono stati conteggiati più di 354mila dopo lo scrutinio del 93% delle schede. Nonostante questo, a votare è andato solo il 35,65% degli aventi diritto.
A sostenere la legge, l'attuale governo del primo ministro Miro Cerar, di centrosinistra, e il presidente Borut Pahor. L'esecutivo, però, non ha partecipato attivamente alla campagna per il referendum. La consultazione è stata sostenuta, invece, dall'opposizione di destra e della Chiesa cattolica, che hanno lanciato la raccolta di firme per procedere al referendum. Particolarmente impegnato nella campagna è stato un comitato conservatore, "Children are At Stake", che subito dopo l'approvazione della legge a marzo aveva iniziato la mobilitazione per promuovere la consultazione. Nei giorni scorsi si era pronunciato per il "no" anche Papa Francesco, invitando gli sloveni "a sostenere la famiglia, struttura di riferimento della vita sociale".
Con la legalizzazione dei matrimoni gay all'inizio di quest'anno, la Slovenia era diventata il tredicesimo paese europeo che aveva adottato una normativa che permettesse alle coppie omosessuali di sposarsi e di adottare bambini e il primo dell'Europa dell'est. Una legge subito contestata e avversata dalla parte più conservatrice. "Siamo contro la legge che nega ai bambini il diritto fondamentale ad avere una madre e un padre", si legge sul sito di Children are At Stake, che ha raccolto subito, prima che venissero celebrati matrimoni, 40 mila firme per indire un referendum. Possibilità che il Parlamento sloveno ha inizialmente respinto, definendo l'iniziativa omofoba e discriminatoria. Il tribunale costituzionale però si è poi pronunciato in favore dello svolgimento della consultazione. Per il portavoce di Children At Stake, il risultato di oggi è "una vittoria per i nostri bambini". Già nel 2012 nel paese si era tenuto un referendum sui diritti degli omosessuali. In quell'occasione, circa il 55% degli elettori aveva detto "no" a più diritti per le coppie gay e alla di adottare i figli del proprio partner.