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La donna allergica all’elettricità costretta a vivere nel XIX secolo

Niente luci, nessun elettrodomestico e men che mai computer e wi-fi: “la connessione senza fili potrebbe causarmi uno shock anafilattico”.
A cura di Redazione
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Jackie Lindsey ha 50 anni e vive nel Regno Unito come se fossero gli inizi dell'Ottocento. La donna, infatti, soffre di elettrosensibilità (ES o EHS: elettroipersensibilità), una malattia non riconosciuta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, le cui relazioni spesso riconducono i sintomi ad effetti psicosomatici. Chi soffre di questa malattia accusa una sorta di allergia a campi elettrici, magnetici e a diverse frequenze delle onde elettromagnetiche, ma nessun test ha dato esito positivo nella prova del doppio cieco (ossia l'inserimento dell'elemento patologico ad insaputa del sofferente).

L'elettrosensibilità resta comunque una sofferenza accusata da una piccola parte della popolazione, la cui malattia è riconosciuta ad esempio in Svezia. Chi ne soffre si sente costretto a dover apportare una vera e propria rivoluzione alle proprie abitudini di vita. Lindsey è dovuta andare a vivere in campagna, rinunciando a luce elettrica ed elettrodomestici, per non parlare poi di computer e wi-fi: la connessione Internet senza fili potrebbe portarla – assicura – a veri e propri shock anafilattici. Al Daily Mail ha confidato di sentirsi "insultata quando i medici mi dicono che è tutto nella testa", del resto, osserva ancora, "non molto tempo fa la professione medica diceva che l'encefalomielite mialgica era tutta nella testa", bollandola appunto come pigrizia.

La donna si sente costretta ad uscire di casa indossando un vestito che la copre integralmente – mani e viso – e che per il 20% è argentato per riflettere onde elettriche ed elettromagnetiche. "Una persona lo ha descritto come un abito apicoltore demente – confida la donna – ho pensato che era giusto", ma – aggiunge – "se questo significa che posso stare in un giardino pubblico, bere un bicchiere di vino e sentirmi di nuovo umana, allora non mi interessa che le persone mi evitino o che mi guardino da capo a piedi". Con sé porta anche un rilevatore di onde elettromagnetiche per poter valutare la pericolosità di un posto.

Nel 2005 l'OMS suggerì di inserirla come "intolleranza ambientale idiopatica", una soluzione che, pur non riconoscendo l'origine fisica dei sintomi, permetterebbe quantomeno di identificarla come malattia.

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