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L’incubo di Emma, drogata e violentata ogni giorno dal padre: “Mi chiamava moglie”

La storia di Emma Burt, una ragazza che ha rinunciato all’anonimato per raccontare gli abusi subiti da suo padre per due lunghi anni. L’uomo è stato poi condannato a dodici anni di reclusione.
A cura di S. P.
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Emma Burt, diciannovenne del Galles, è stata costretta a vivere due anni di inferno per colpa di suo padre, il quarantenne Christopher Wayne Edward. L’uomo, secondo la denuncia della ragazza che ha rinunciato all’anonimato per raccontare la sua storia, per due lunghi anni l’avrebbe drogata ogni giorno e violentata. Arrivava anche a chiamarla “moglie”, secondo quanto ha raccontato Emma. La ragazza era andata a vivere col padre nel 2012, quando aveva appena quindici anni, dopo una lite con la madre. Ha raccontato che quella convivenza si è presto però trasformata in prigionia. L’uomo avrebbe costretto continuamente sua figlia ad assumere droga, in particolare cocaina e anfetamine, sostanze dalle quali la giovane aveva sviluppato una forte dipendenza. I palpeggiamenti e gli abusi sessuali sarebbero iniziati poco dopo l’inizio della convivenza e, sempre secondo la denuncia di Emma, col tempo l’uomo avrebbe iniziato a violentarla ogni giorno.

"Aspettava che perdessi i sensi e abusava di me" – “Ho vissuto per settimane e settimane in stato di totale incoscienza – ha raccontato Emma ai media britannici – La droga mi aveva tolto tutto. Mio padre mi violentava ogni giorno, senza eccezioni. Aspettava che perdessi i sensi sotto gli effetti degli stupefacenti e poi abusava di me”. La giovane donna, che ha poi avuto un bambino, ha raccontato di aver anche tentato il suicidio gettandosi da un ponte e ha detto che ora sta meglio, ma che continua a portarsi addosso i segni di quanto le è accaduto. Suo padre, intanto, è stato condannato a dodici anni di carcere e imprigionato.

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