Il marito gay pretende la dote, lei svela le “torture” su Facebook e si suicida

Una ragazza indiana di 30 anni si è suicidata tagliandosi le vene in un albergo. La donna, che era un medico e lavorava nel più grande ospedale di New Delhi, si chiamava Priya Vedi e la notizia della sua morte ha conquistato le prime pagine dei più importanti quotidiani indiani. La giovane medico si sarebbe suicidata perché vittima da tempo delle torture a cui era stata sottoposta da parte del marito gay. È stata lei stessa a spiegare le sue motivazioni in una lettera ritrovata accanto al suo corpo e anche in un post su Facebook. Priya Vedi si era sposata cinque anni fa: il suo, come tanti altri in India, era stato un matrimonio combinato. Ha raccontato che in questi anni non aveva mai fatto sesso col marito ma nonostante questo lui pretendeva il pagamento della dote. Prima di suicidarsi ha accusato il marito, anche lui medico, di averla tradita con degli uomini . “Sono sposata da cinque anni, non abbiamo avuto alcun rapporto fisico finora – è quanto la donna avrebbe scritto prima di togliersi la vita -. Ho scoperto un finto account di posta sul suo portatile con il quale chattava con i suoi amici gay e quei messaggi risalivano a prima del nostro matrimonio”.

“Non sei un essere umano, sei un demonio, mi hai tolto la vita”, così ancora la giovane rivolgendosi al marito, che è stato poi arrestato sulla base della “confessione” della ragazza e dalle accuse dei suoi parenti. La giovane indiana aveva scoperto l’omosessualità del marito già due anni fa e per questo le famiglie si erano riunite e avevano discusso della cosa. A quanto pare Priya aveva acconsentito ad accettare il marito. Tuttavia, da allora sarebbe stata torturata mentalmente ogni giorno.