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Daniel, a 30 anni malato di Alzheimer. Il dolore della moglie: “Scompare davanti ai miei occhi”

Daniel Bradbury è un trentaduenne che già da due anni convive con l’Alzheimer. Il giovane ha raccontato la sua storia ai media inglesi affermando di essere la persona più giovane del Regno Unito ad avere questa malattia. E ha raccontato di essere spaventato perché i suoi figli gemelli di due anni potrebbero averla ereditata.
A cura di S. P.
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Daniel Bradbury da più di due anni convive con l’Alzheimer. Convive con questa malattia nonostante sia giovanissimo: Daniel, che con la sua famiglia vive a Hucknall in Inghilterra, aveva infatti appena trenta anni quando è arrivata la diagnosi nel settembre del 2017. Ora ne ha trentadue e di recente ha raccontato ai media di essere la persona più giovane del Regno Unito ad avere l’Alzheimer. Avrebbe ereditato questa forma rara e molto aggressiva da suo padre Adrian, morto all’età di appena trentasei anni. Inevitabilmente, anche Daniel teme per la sua vita ed è soprattutto spaventato per i suoi bambini. Il giovane è, infatti, papà di Jasper e Lola, due gemelli che ora hanno due anni e che potrebbero ereditare la malattia. Secondo i medici, esiste una probabilità del 50 percento che i gemelli possano trovarsi nella stessa condizione del papà.

Il dolore della coppia e la paura per i due figli – Daniel ha raccontato che quello che più gli spezza il cuore è l'impossibilità di vederli crescere. La sua memoria sta infatti svanendo: il giovane fa fatica a ricordare tutto quello che fa e che lo circonda e trova difficile concentrarsi su qualsiasi cosa. “È frustrante sapere che il mio corpo sta fallendo, non ho la forza neanche di prenderli tra le mie braccia”, ha detto ai media britannici. Anche Jordan, la moglie del giovane, ha parlato del dolore di dover convivere con la malattia del marito: “È il più lungo e crudele addio. Sto guardando l'amore della mia vita letteralmente scomparire davanti ai miei occhi. Ed è un doppio smacco perché non solo sto perdendo la mia anima gemella e il mio migliore amico ma anche perché potrebbe aver trasmesso il gene ai nostri figli, quindi potrei dover ripetere l'esperienza quando saranno più grandi”.

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