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Da 15 mila euro a 7 milioni L’asta record del vaso della Cina imperiale di Qianlong

Base d’asta 15 mila euro, venduto Pandolfini per 7 milioni ad un misterioso compratore cinese. Ecco la storia del vaso milionario realizzato da un anonimo genio cinese vissuto alla corte di Qianlong.
A cura di An. Mar.
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 "Appena l’ho visto, mi sono inginocchiato. Non ho mai provato un’emozione del genere. Quasi da piangere, da quanto era bello». A parlare è Thomas Zecchini, esperto d’arte cinese della Casa d’Aste Pandolfini. L’oggetto che ha fatto cadere un estatica ammirazione il critico è l’ormai famosissimo vaso venduto alla festa del 90esimo anniversario della Casa., ormai al centro di un caso che ha fatto discutere l'opinione pubblica e gli esperti del settore. Il manufatto è stato valutato nella perizia da 20 a 50 mila euro, la base d’asta è stata fissata per 5 mila, una somma modesta anzi irrisoria se si pensa che l'oggetto è stato aggiudicato via internet da un misterioso acquirente cinese per 7 milioni e 455 mila. Un vero e proprio record italiano.  "La signora che ce lo ha portato aveva indicato quella cifra: 15 mila – racconta Zecchini –  L’ho esaminato. Poteva essere un Qianlong del diciottesimo secolo. Oppure del diciannovesimo. Nel primo caso avrei dovuto stimarlo almeno per 2 milioni di valore. Volete la verità? Non me la sono sentita di rischiare e ho lasciato la cifra suggerita, per cautela. Optando per una più probabile datazione al diciannovesimo secolo anche per giustificare una cifra tanto bassa". Un eccesso di prudenza quello del critico."Il prezzo a cui lo abbiamo venduto pare avermi smentito – ammette  – anche se rimango della mia opinione sulla datazione». La motivazione che ha spinto l'esperto a una stima tanto cauta è stata dettata dalla volontà di  «salvaguardare la casa d’aste: se dicevo che era un Qianlong sarebbe stato come paragonarlo a un dipinto di Raffaello. Metti che avessero offerto cifre esorbitanti, per poi scoprire che non era l’equivalente di un Raffaello… non lo avrebbero pagato". Per non incorrere nel rischio di essere smentito da una successiva verifica della datazione Zecchini confessa: "Ho voluto dare la responsabilità all’acquirente, anche alla luce del fatto che tante case d’asta anche importantissime hanno commesso errori di segno opposto".

La firma sul vaso

A lanciare il seme del dubbio ci ha pensato un altro esperto, Dario Mottola della Casa d’Aste Cambi. «Quando ho avuto le fotografie mi sono venuti i brividi». Ad un attento esame delle immagini Mottola ha scoperto un simbolo che sembra sgombrare il campo da qualsiasi dubbio sulla datazione e la provenienza "Guardate il marchio rosso, nella base sotto il vaso, smaltato su fondo azzurro: è il chiaro simbolo dell’imperatore Qianlong. In una cultura in cui la “firma” dell’artista non esiste, solo i grandissimi erano degni di “marcare” un vaso con il nome dell’imperatore…probabilmente lo hanno trafugato dal palazzo imperiale di Pechino: è come per noi avere scoperto un capolavoro di Leonardo o Michelangelo". "Probabilmente Zucchini – conclude Mottola – che è stato mio allievo, non si capacitava di poter avere fra le mani un oggetto del genere. Al suo posto sarei andato a mostrarlo in Rai perché di tale importanza che nella storia se ne contano al massimo dieci e può valere anche 20 o 30 milioni. Non escludo la possibilità che tale “prudenza” possa essere frutto anche di reticenza: un pezzo del genere potrebbe indurre il governo Italiano a bloccarne l’esportazione".

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