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Chiede il rimborso degli alimenti: “Non è mia figlia”. La conferma dal test del Dna

Dopo 22 anni scopre di non essere suo padre grazie al test del Dna e Steven Carter, un quarantanovenne inglese, chiede il rimborso degli assegni pagati per il sostentamento della “figlia”. Aveva sborsato circa 30mila sterline.
A cura di An. Mar.
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Va avanti ormai da tempo la vicenda della richiesta di risarcimento per gli alimenti, inoltrata dal quarantanovenne inglese Steven Carter, che dopo aver effettuato un test del Dna, ha scoperto la verità sulla figlia ormai ventiduenne. L'uomo aveva versato negli anni la somma di 30mila sterline alla Child Support Agency, l'agenzia che si occupa del sostegno dei minori. Il caso è particolarmente complesso in quanto in base alle leggi locali il pagamento puntuale dell'assegno per il sostentamento da parte di un genitore corrisponde all'accettazione della paternità. Tuttavia, un test del Dna effettuato quest'anno ha dimostrato quello che Carter aveva sempre sostenuto: la ragazza non è sua figlia. Nonostante avesse sempre sostenuto di non essere il padre, però,  l'uomo aveva continuato a pagare gli assegni, anche quando le sue condizioni economiche erano precarie.  Alla luce dell'esame del Dna, l'avvocato di Carter, Kate Baker, ha chiesto che la Child Support Agency prendesse nuovamente in considerazione una richiesta di rimborso dei soldi sborsati dal suo cliente. Il quarantanovenne aveva, infatti, versato regolarmente la somma di 35 sterline a settimana per lil sostentamento della ragazza. "È stata la storia di una notte" – ha detto Carter, padre di altri due figli  – "ho sempre saputo che non fosse mia figlia, mi dispiace che non conosca il suo padre biologico e che questi non abbia versato un centesimo per lei".

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