video suggerito
video suggerito

Carnevale: il ritorno al Caos

Festeggiare il Carnevale è un modo per mettere in scena il caos, affinché l’ordine delle cose ne esca consolidato: così era anche per altre feste dell’antichità.
A cura di Nadia Vitali
0 CONDIVISIONI
carnevale

I nostri antenati conoscevano molto bene i meccanismi che garantivano il buon funzionamento e l'equilibrio delle società. Gli antichi greci, ad esempio, in occasione delle Dionisie, le feste in onore di Dionisio, divinità legata alla vegetazione e soprattutto alla vite e al vino, vivevano un evento il cui fine era quello di creare la completa partecipazione della collettività, che andava così integrandosi nel buon ordine che era rappresentato dalla tirannide. Nel celebrare questo tipo di festività, ce ne erano quattro in quattro importanti momenti dell'anno, l'uso comune di bere vino tagliato con acqua veniva temporaneamente sospeso: ai cittadini era dunque consentito prendere il pericoloso vino "puro", con le conseguenze che possiamo immaginare. Questo sovvertimento dell'ordine che accadeva in un momento preciso e circoscritto era una modo per vivere in maniera "istituzionale" la trasgressione che molto spesso può prendere il sopravvento, soprattutto nel momento in cui la società vive dei periodi difficili; il caos, dunque, aveva uno spiraglio aperto di tanto in tanto, dal quale intrufolarsi e farla da padrone.

Allo stesso modo, presso i Romani numerose erano le festività i cui riti presentavano tratti "carnevaleschi", ma una in particolare, su tutte, era la festa in cui era consentito a tutti di mangiare e bere a dismisura, giocare a dadi, essere uguali, liberi e schiavi: la festa dei Saturnali, fissata la prima volta il 17 dicembre del 217 a. C. In occasione di questa celebrazione la necessità lasciava il posto al caso, simboleggiato dai dadi e da Saturno, dio della fecondità che regnò nella mitica Età dell'Oro, quando la primavera era perpetua e uomini e dei vivevano insieme, in pace tra loro e senza alcuna distinzione sociale. Gli schiavi potevano, allora, sedere allo stesso tavolo dei padroni da pari a pari, parlando a questi liberamente, amministrando la casa, diventando consoli, senatori, magistrati per un giorno; tutti andavano in giro con il pileus il copricapo che, normalmente, era riservato agli schiavi affrancati. Il tempo veniva in questo modo sospeso e ribaltato, si tornava nella dimensione astorica dell'età dell'Oro, affinché tutte quelle forse tendenti a sovvertire l'ordine precostituito trovassero il proprio sfogo per essere liberate e canalizzate.

La necessità di superare momenti di difficoltà dell'intero ciclo annuale, difficoltà che in passato erano legate soprattutto alla vita dei campi, tramite un rito che ristabilisca il Caos Primordiale, fa parte del corredo delle idee indoeuropee e da questa esigenza deriva anche la festa del Carnevale. Il Carnevale, in origine, doveva mettere in scena proprio un momento in cui il caos si sostituiva all'ordine costituito: al termine, tuttavia, di questo periodo festivo, l'ordine ne riusciva consolidato e rafforzato, valido per tutto il successivo ciclo annuale. Non a caso, dunque, molti Carnevali tradizionali prevedono l'uso di bruciare o ammazzare in vari modi un feticcio, talvolta anche dopo averne letto il testamento: attraverso questo rito l'uomo soddisfaceva il suo naturale bisogno di purificarsi fino all'anno seguente.

Carnevale, che viene a cadere all'inizio della Primavera, costituiva un momento delicatissimo per la vita contadina: in questo periodo, infatti, le forze della terra si sprigionano, pronte a dare nuova vita ai fiori e ai frutti ed era indispensabile che il maligno, dunque, venisse tenuto alla larga affinché non ne pagasse le conseguenze il raccolto, unica forma di sostentamento della maggioranza della popolazione. Da qui la ripetizione di una serie di riti allusivi e metaforici affinché fertilità e abbondanza non potessero correre rischi: indossare maschere era un modo per rendersi irriconoscibile e confondere le forze malvagie, la licenza sessuale e la libertà di "disperdere il seme" umano, che fecondi come quello della terra, l'uso di gettare coriandoli (che prima erano delle palline di gesso) colpendosi, alludendo ancora una volta alla sessualità, oltre che al gioco e al sollazzo. Riti che, oggi, mutate le circostanze, hanno nella maggior parte dei casi cambiato o perso il proprio significato, trasformandosi in mere vestigia del passato, ma che è sempre un piacere continuare a ripete e trasmettere.

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views