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Boom di rapimenti di chihuahua: nel 2015 registrati oltre 3.300 casi

E’ l’Associazione italiana difesa animali e ambiente ad evidenziare come le segnalazioni di scomparsa del 2015 sono state più del doppio rispetto all’anno precedente. Solo pochissimi sono stati ritrovati, e i furti sembrano alimentare il mercato nero dei cuccioli.
A cura di B. C.
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Sarà che sono molto piccoli e facili da nascondere, sarà che per un cucciolo di quello razza si può arrivare a intascare fino a 1.500 euro, fatto sta che, secondo i dati raccolti da Aidaa (Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente) e le segnalazioni condivise attraverso internet e i social, nel 2015 sono stati oltre 3.350 i chihuahua scomparsi contro i 1.400 dell’anno precedente. Un vero e proprio boom di rapimenti che riguarda soprattutto i cagnolini di taglia toy. "Noi seguiamo da vicino questo fenomeno, che si inserisce nel più ampio giro di cani di razza rubati che assomma ogni anno ad oltre 30.000 esemplari", dichiara Lorenzo Croce presidente nazionale di Aidaa. "Sicuramente quello dei furti di chihuahua è un fenomeno che preoccupa vista la crescita esponenziale”.

I chihuahua non vengono rubati solo nei luoghi pubblici, come i parchi, ma anche direttamente nelle case. Dall'analisi dei numeri dell’Aidaa, inoltre, emerge che i furti sono stati registrati soprattutto a Roma, ma anche a Firenze, Milano, Parma e Napoli. La maggior parte dei cani scomparsi sono giovani in età riproduttiva e in prevalenza di sesso femminile. Gli animalisti sono dell’idea che alla base dei numerosi rapimenti di chihuahua ci sia un importante business, “vista anche la sempre maggior richiesta di questo tipo di cane che ha costi di acquisto mediamente elevati” spiega Croce.

C’è peraltro da dire che il furto di animali da compagnia, come cani e gatti, è un reato non semplice da contrastare per le forze dell’ordine. Non esiste infatti, come nel caso di auto e moto rubate, un database dove poter inserire i dati degli animali. Inoltre le forze dell’ordine non sono dotate di lettore di microchip, di cui dispongono invece le Asl veterinarie.

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