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Blue Whale, l’ideatore del “gioco dei suicidi” non si pente: “Ho purificato la società”

Philipp Budeikin, un ragazzo russo di 22 anni, sarebbe l’ideatore del gioco conosciuto come Blue Whale e considerato possibile causa di numerosi suicidi. Dal carcere dove è rinchiuso avrebbe detto di aver selezionato “gli scarti biologici” che avrebbero fatto solo danni a loro stessi e alla società.
A cura di S. P.
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Il Blue Whale, il “gioco” che lui ha lanciato sui social network, avrebbe spinto al suicidio moti giovani, ma Philipp Budeikin non prova rimorso. Lo studente russo di psicologia di 22 anni, considerato appunto il presunto ideatore di questo gioco della morte, è stato arrestato e si trova ora in carcere a San Pietroburgo. Dal carcere avrebbe spiegato il perché del suo gioco e affermato, appunto, di non pentirsi di nulla: “Non sono pentito di ciò che ho fatto, anzi: un giorno capirete tutti e mi ringrazierete”, avrebbe dichiarato Budeikin secondo quanto riportano i tabloid britannici. Il giovane russo avrebbe distinto tra persone e quelli che lui ha definito “scarti biologici”: “Io selezionavo gli scarti biologici, quelli più facilmente manipolabili, che avrebbero fatto solo danni a loro stessi e alla società. Li ho spinti al suicidio per purificare la nostra società”.

Cos'è il gioco Blue Whale

Il Blue Whale è un “gioco” nato già da alcuni anni (recentemente se ne parla di più anche in Italia soprattutto grazie a un servizio della trasmissione Le Iene) e che avrebbe fatto già molte vittime in giro per il mondo. I “giocatori” vengono reclutati attraverso VKontakte, il più popolare social network russo. Il “gioco”, che si snoda nell’arco di 50 giorni, consiste nell’affrontare diverse prove, dalle più semplici come svegliarsi nel cuore della notte o guardare un film horror a quelle più pericolose come procurarsi dolore, fino a quella che sarebbe l’ultima prova: trovare l’edificio più alto in città e lanciarsi nel vuoto.

Il tabloid Metro riporta le parole di Anton Breido, ufficiale del Comitato investigativo russo che si sta occupando del caso: “Budeikin sapeva molto bene come raggiungere il suo scopo, da quando ha cominciato nel 2013 ha perfezionato le sue tecniche”, ha spiegato. “Ho fatto morire quelle adolescenti, ma erano felici di farlo”, avrebbe detto da parte sua lo studente, che in carcere continua a ricevere lettere d’amore dalle ragazzine adescate sul social network.

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