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Avere 5 milioni di dollari e non sentirli

Solo il 28% degli investitori milionari dichiara di sentirsi ricco.
A cura di Chiara Lalli
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Come vi sentireste avendo investimenti per 5 milioni di dollari? E come avendone 2, 3 o “solo” uno? Probabilmente ricchi, eppure una recente indagine condotta da UBS Investor Watch, “What is “wealthy”?”, rivela che solo una piccola percentuale di chi ce l’ha si sente tale. Il 40% di quelli che hanno investimenti per 5 milioni di dollari dichiara di non sentirsi ricchi, e solo il 28% di chi oscilla tra un milione e cinque dice di sentirsi ricco. Verosimilmente l’instabilità economica e dei mercati ha instillato questo senso di incertezza anche in chi ha un profilo finanziario milionario.

Il futuro, soprattutto quello dei propri figli, non è più lineare come un tempo si pensava, e tra gli effetti potrebbe esserci anche questa percezione apparentemente incomprensibile – soprattutto per chi ha un conto corrente sempre in bilico. In “The Queen of Versailles”, Lauren Greenfield racconta la caduta di una delle famiglie più ricche degli USA: Jackie e David Siegel, proprietari del colosso Westgate Resorts. Dal sogno di realizzare la casa più grande e costosa di tutti gli Stati Uniti – “Versailles”, appunto – la famiglia si ritrova nello stesso incubo che ha travolto migliaia di persone. Il declino economico e la bolla immobiliare li riporta brutalmente in una condizione dove anche fare la spesa diventa un’impresa eroica. Questa “volatilità” della sicurezza finanziaria può riguardare cifre diverse. Rispetto alla fiducia di raggiungere i propri obiettivi finanziari, per esempio, secondo “What is “wealthy”?” non c’è quasi differenza tra l’avere 1 milione o 5.

Un altro elemento da considerare per cercare di disegnare correttamente una proporzione, è la spesa di chi ha investimenti tanto alti. Di nuovo, “The Queen of Versailles” può darcene un’idea in pochi minuti: con un mucchio figli, personale, non so quanti cani, una casa gigantesca e tutte le spese quotidiane, la cifra necessaria per coprire solo il mantenimento di un microcosmo del genere è altissima. E incide profondamente sulla percezione del proprio status, così come incide letteralmente sul capitale investito.

Il senso di incertezza è aumentato dalle alte percentuali di disoccupazione giovanile (è la generazione “boomerang”, quella che torna a vivere dai genitori) e dall’invecchiamento della popolazione. Al centro, gli adulti – magari con investimenti milionari, ma con la stessa ansia di chi ha pochi spicci sul conto corrente. Quattro investitori su cinque hanno figli o genitori anziani a carico. Il futuro è più spaventoso d’un tempo. Quanto alla percezione, è più facile sentirsi ricchi con un rotolo di banconote che con un investimento corposo: i contanti sono più “visibili” degli investimenti, soprattutto per chi non ha molta familiarità con i titoli e altre forme di ricchezza evanescente. “Cash is still king”. Per molte persone avere contanti ha un effetto rassicurante e la paura di perdere quei soldi è di molto inferiore alla paura di perdere i soldi investiti.

È interessante anche la definizione di ricchezza. Per il 50% essere ricchi significa non avere costrizioni di ordine finanziario – per il 10% non dover più lavorare. Infine, “What is healthy?” accenna al gender gap. È più probabile che siano gli uomini a sentirsi finanziariamente responsabili delle future generazioni. Si sentono un po’ più responsabili delle donne del futuro dei propri figli adulti (45% contro il 36%), dei nipoti (31% contro il 21%) e dei genitori (46% contro il 36%). Manifestano spesso anche la soddisfazione di farlo, soprattutto rispetto ai propri genitori (il 62% contro il 54%), come una forma di fierezza per poter, oggi, rendere qualcosa a chi ha permesso loro di arrivare dove sono.

“Oh no i soldi lo so che non danno la felicità. Immagina però come può stare chi non li ha”, cantava Luca Carboni in Caro Gesù. Sembra che non diano nemmeno più la sensazione di stare al sicuro.

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