Annega un bimbo di sei mesi in un secchio di urina: “Volevo solo fare sesso con la mamma”
Dovrà trascorrere il resto della sua vita dietro le sbarre Mandla Chauke, 30 anni, di Pretoria, in Sudafrica. Nel dicembre del 2016 l'uomo ha infatti annegato in un secchio pieno di urina un bambino di soli 6 mesi, figlio della sua compagna. "Volevo solo fare sesso con lei, il piccolo ci infastidiva", si è giustificato in tribunale. I giudici hanno deciso per lui la pena massima, l'ergastolo, "per dare un chiaro segnale in un paese in cui la violenza contro le donne e i minori è ancora all'ordine del giorno". Il delitto è stato definito inumano e crudele. "Non hai dimostrato alcun rispetto per la vita umana – ha continuato Piet Pistorius, che aveva in carico il caso -. Nessuno merita di morire in questo modo".
Tutto è cominciato poco più di due anni fa, quando Chauke, il 15 novembre 2016, annegò il piccolo Tebatso Choche in un secchio pieno di urina. Non contento, lo coprì con un coperchio, poggiandoci sopra un altro contenitore pieno d'acqua. Non c'era modo, dunque, per il bambino di riuscire a sopravvivere. Il suo corpo senza vita, con la testa rivolta verso l'alto, è stato trovato solo il giorno dopo dalla polizia: la madre si era rivolta alle forze dell'ordine per denunciare il suo compagno, che era diventato violento, e quando queste l'hanno riaccompagnata a casa hanno fatto la tragica scoperta.
L'uomo ha continuato a giustificarsi dicendo di non essere lui l'assassino e sostenendo che il bimbo fosse morto da prima. Ha addirittura accusato la donna di aver adagiato il cadavere del figlio sul suo letto poco prima di andare a dormire. Ha anche aggiunto che la sua unica preoccupazione in quel momento era avere un rapporto sessuale con la compagna. "Non mi interessava se il piccolo fosse morto o meno", ha dichiarato. Versione, questa, che non ha mai convinto i giudici che hanno anzi trovato raccapricciante il fatto che lui abbia trovato il coraggio di accusare la donna per difendersi. Inoltre, Chauke non ha mostrato alcun segno di rimorso per quanto fatto, il che ha fatto diminuire ulteriormente le sue possibilità di evitare il carcere a vita. La madre e la nonna della giovane vittima hanno commentato la notizia affermando di essere sollevate, ma che non saranno mai in grado di dimenticare quanto hanno sofferta per la perdita del piccolo.