Sisma L’Aquila: crollo palazzina con 13 morti, processo da rifare: prescrizione vicina
Uno dei più importanti processi della maxi inchiesta sul terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009, quello di via D’Annunzio, dove morirono 13 persone, dovrà essere ricelebrato. E’ stata infatti annullata in Cassazione, con rinvio, la sentenza d’Appello nei confronti dell’unico imputato, l’ingegnere Fabrizio Cimino. Quest’ultimo è accusato di omicidio colposo plurimo per una condotta omissiva in relazione ai restauri del palazzo svolti nel 2002 e, in particolare, perché nel corso dei lavori di ristrutturazione che ha diretto non avrebbe notato palesi criticità del palazzo, edificato nel 1961.
Cimino in primo grado era stato condannato dal tribunale a 3 anni di reclusione. Successivamente la Corte d’Appello aquilana aveva ridotto la pena a 1 anno e 10 mesi. Ora alla luce della sentenza della Suprema Corte, il processo di secondo grado dovrà essere ricelebrato da un’altra Corte d’Appello, quella competente di Perugia, che dovrà procedere a un nuovo esame dei fatti sulla base delle motivazioni che saranno rese pubbliche prossimamente dai giudici, con i tempi della prescrizione che riprendono a decorrere, e la scadenza del 6 ottobre 2016 sempre più vicina. Difficile che il processo riuscirà a farsi entro quella data.
“La Cassazione si è calata nel problema che ho sollevato con il ricorso e ha capito che forse un approfondimento di altra natura era necessario – afferma l'avvocato Stefano Rossi, legale di Cimino – non sappiamo anche perché ma debbo supporre che sia sulla motivazione dell'Appello. Se i giudici di Perugia riterranno che non si possa motivare diversamente, il processo si concluderà".