Siria, presidente Assad dopo le proteste: ”Chi vuole la guerra l’avrà”
A 24 ore dalle dimissioni del governo in Siria, il presidente Bashar al-Assad ha affrontato la nazione in un discorso televisivo in Parlamento in cui ha detto che il Paese è vittima di "una grande cospirazione che viene dall'esterno e dall'interno" che ha contribuito a fomentare le proteste anti-governative dei giorni scorsi "con le menzogne" . "Chi vuole la guerra dalla Siria l'avrà", ha esclamato Assad. "Il complotto serve a stroncare l'ultimo vero fronte di resistenza nella regione", ha aggiunto, puntando il dito contro le "tv satellitari" ree di aver diffuso notizie infondate sulle vittime durante le manifestazioni. "Se ci sarà imposto di scendere in battaglia, la battaglia sarà benaccetta", ha minacciato Assad per il quale "l'unità della Siria è messa alla prova".
Per quanto riguarda le tanto attese riforme (in particolare la nuova legge sulla stampa, quella sul pluralismo politico, e soprattutto, la revoca dello stato di emergenza, in forza da 48 anni e che di fatto limita pesantemente le libertà e i diritti del cittadino, autorizzando inoltre il fermo di qualunque individuo "sospetto o che minacci la sicurezza" del Paese) Assad ha detto: "Ci accusano di promettere riforme ma non realizzarle, ma siamo stati costretti a cambiare la priorità delle nostre scelte a causa delle ripetute crisi regionali e a causa di quattro anni di siccità". Poi va al sodo: "E' allo studio un piano anti-corruzione mentre un'ora fa abbiamo aumentato gli stipendi dei dipendenti pubblici, ed è già pronta una bozza sui partiti". Nessun accenno all'abrogazione dello stato d'emergenza, dunque, nei 45 minuti di discorso, nel quale Assad è stato più volte interrotto da applausi e urla di sostegno.
Questa è stata la prima volta che il presidente ha parlato pubblicamente dopo l'inizio delle proteste contro il suo partito Ba'ath, due settimane fa. Almeno 75 persone sono state uccise, secondo Human Rights Watch. Diversi siti internet dell'opposizione stanno già organizzando una nuova manifestazione per il prossimo venerdi di preghiera.
La Siria è l'ultima di una serie di nazioni di lingua araba il cui malcontento su questioni economiche e dei diritti umani, è sfociato in proteste spesso sedate nel sangue. Come a Daraa, una città nel sud della Siria, dove le forze di sicurezza e i dimostranti anti-governativi si sono scontrati per quasi due settimane.