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Siria: morti, violenza e caos a Daraa. Probabili sanzioni Usa nei confronti di Assad

Non si ferma la repressione del regime Assad sui manifestanti anti-governativi. ”Continuano a sparare proiettili contro i residenti”, ha affermato un attivista dei diritti umani.
A cura di Biagio Chiariello
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Bashar al-Assad come Hitler

Non accenna a placarsi la violenza e il caos, a Daraa, nel sud della Siria. Le vittime tra poliziotti e manifestanti anti-governativi sarebbero almeno 25 secondo diversi testimoni citati al-Jazeera. Gli scontri nella città sono proseguiti  per tutta la giornata di ieri quando le forze di sicurezza siriane hanno aperto il fuoco sui manifestanti dell'opposizione uccidendo almeno 11 persone, secondo alcuni testimoni. "Continuano a sparare proiettili contro i residenti", ha affermato un attivista dei diritti umani. Un altro testimone ha rivelato che i soldati sono alla ricerca dei contestatori di casa in casa. "Entrano nelle case, cercando di abitazione in abitazione" ha detto" Portano con sé coltelli e pistole".

Daraa è il centro focale delle proteste contro il governo Assad ormai da un mese e mezzo. Un funzionario giordano, parlando in condizione di anonimato, ha detto che la Siria ha chiuso la propria frontiera con la Giordania, vicino a Daraa, forse per impedire ai manifestanti di lasciare il paese. Un funzionario doganale siriano, tuttavia, ha insistito asserendo che la frontiera era ancora aperta.
Nel frattempo, nel sobborgo di Damasco, a Douma, testimoni riferiscono che le forze di sicurezza hanno chiuso l'area prima di aprire il fuoco. Anche in questo caso i testimoni hanno rilasciato le proprie dichiarazioni senza rivelare la propria identità, nel timore di eventuali ritorsioni da parte dell'esercito siriano, sebbene Assad abbia annunciato la revoca dello stato di emergenza.

Intanto il Comitato dei Martiri della Rivoluzione del 15 marzo ha rilasciato un elenco aggiornato dei nomi delle 95 persone uccise durante il massacro del Venerdì Santo, la giornata più sanguinosa nel corso delle cinque settimane di accese proteste di massa contro il regime siriano. C'è da dire che secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede a Londra, i morti sarebbero 112. Prima di Venerdì, le forze di sicurezza e i poliziotti in borghese avevano già ucciso circa 220 manifestanti, secondo Amnesty International.

Human Rights Watch ha preteso una inchiesta delle Nazioni Unite sul giro di vite del governo siriano. L'associazione ha inoltre chiesto agli Stati Uniti e all'Unione Europea di imporre sanzioni nei confronti dei funzionari siriani. A tal proposito Tommy Vietor, portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, ha detto che l'amministrazione Obama sta valutando provvedimenti contro il regime di Bashar Al Assad. Le misure potrebbero includere un congelamento dei beni e la restrizione degli spostamenti per il presidente siriano, la sua famiglia e gli alti funzionari di governo. Sanzioni che segnerebbe un approccio più duro da parte dell'amministrazione Obama, criticato per non aver fatto molto per fermare la repressione del regime di Assad.

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