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Siria, la protesta sedata nel sangue: almeno 100 morti negli scontri. Il video

La protesta innescata da alcuni graffiti anti-regime fatti da bambini, poi arrestati. Una volta scesi in piazza i loro familiari è iniziata la repressione della forze fedeli al presidente Bashar al-Assad.
A cura di Biagio Chiariello
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Non accenna a placarsi la tensione in Siria. Almeno 100 persone sono state uccise ieri dalla polizia a Daraa, città a 100 km da Damasco, dopo una drammatica escalation di violenza  nel paese arabo che dura da ormai una settimana e che, più in generale ha visto coinvolti anche lo Yemen e il Bahrein. Attivisti dei diritti umani dicono la polizia ha usato proiettili veri per sedare gli animi dei dimostranti. "Ci sono sicuramente più di 100 morti e la città avrà bisogno di una settimana per seppellire i suoi martiri", ha detto il militante per i diritti dell'uomo, Ayman al-Asswad alla AFP.

Secondo quanto riportato dal Financial Times gli scontri sarebbero partiti dopo che alcuni ragazzini hanno disegnato sui muri slogan anti-regime ispirati alle immagini delle rivoluzioni in corso nel mondo arabo trasmessi incessantemente dalle tv satellitari pan-arabe. Un gesto punito con l'arresto dei bambini, almeno 100 secondo Amnesty International, che ha poi portato i loro familiari a scendere in piazza. Da lì è iniziata la repressione della forze fedeli al presidente Bashar al-Assad.

Va detto che con la città bloccata e le comunicazioni limitate, il bilancio delle vittime non è ancora ufficiale. Fonti mediche siriane, citate da al Arabiya, riferiscono che durante gli scontri sono rimaste uccise in realtà 25 persone, tra le quali 15 residenti, di cui una bambina, una donna e un medico.

Quest'ultimo è Ali al-Mahameed, che secondo quanto riferito dai testimoni è stato colpito mentre prestava soccorso ai feriti. Almeno una persona è stata uccisa dopo il funerale del dottor Mahameed, a cui hanno partecipato circa 20.000 persone, gridando slogan alla libertà: "Con il nostro cuore e il nostro sangue, ci sacrificheremo per te, martire".

A Washington, il portavoce del Dipartimento di Stato Mark Toner ha detto in una dichiarazione che "gli Stati Uniti sono profondamente turbati dalla violenza e dalle morti di civili a Daraa per mano delle forze di sicurezza."
Il funzionario condanna "l'impiego di violenza del governo siriano, le intimidazioni e gli arresti arbitrari a Daraa nei quali si ostacola il diritto della gente ad esercitare liberamente i loro diritti universali".

Le proteste di Daraa potrebbero non catalizzare l'attenzione dei media internazionali e delle potenze mondiali, in maniera simile a quanto accaduto per i disordini curdi nel nord-est del paese nel 2004. Ma, il vento di cambiamento che soffia sui paesi arabi, dicono gli analisti di Damasco, può rappresentare una sfida senza precedenti alla famiglia Assad che guida il paese dal 1970 "Quando arriva la stagione delle rivolte arabe, le persone alzano la loro voce", dice uno studioso siriano citato dal New York Times, che incolpa del malcontento del popolo la reazione sproporzionata delle forze di sicurezza.

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