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Siria: il governo verso la revoca dello Stato di Emergenza, scontri e morti

Continuano le proteste in Siria dopo i 12 morti della giornata di ieri. Il presidente Bashar al Assaf starebbe per ritirare la legge sullo stato di emergenza imposta 41 anni fa dopo l’insediamento del partito Baath.
A cura di Alessio Viscardi
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Siria

Le proteste in Siria dei giorni scorsi avrebbero avuto effetto, secondo quanto riportato dalla televisione panaraba al Arabiya: il partito di governo Baath starebbe per revocare la legislazione di emergenza che da 48 anni è in vigore nell'ex-capitale del regno di Persia. Il consigliere presidenziale, Buthaina Shaaban, aveva ieri fatto trapelare qualche indiscrezione riguardo le prossime mosse del partito, ma oggi sembra probabile che tutto il governo siriano rassegni dimissioni nel giro di pochi giorni per formare un nuovo esecutivo al servizio degli interessi cittadini. Fonti vicine al governo di Damasco riportano che è allo studio la norma di abrogazione della legge che conferisce poteri speciali alle forze di sicurezza, come richiesto dai manifestanti.

Nel 1963, dopo l'elezione del partito Baath al potere, venne imposta la legge di emergenza per imporre restrizioni sulla libertà di riunione dei cittadini e di spostamento all'interno del paese, permettendo anche l'arresto di “sospetti” per presunte minacce alla sicurezza nazionale. Vengono sorvegliati e controllati giornali e televisioni.

Atteso nelle prossime ore il discorso al paese di Bashar al Assaf, il presidente della Siria duramente contestato dai manifestanti. L'ondata di proteste, sanguinosamente repressa da esercito e polizia, non ha precedenti nella storia del paese. Il consigliere di Stato, Boussaina Shaabame, spiega che il presidente intende “spiegare la situazione e chiarire le riforme che intende condurre nel Paese”.

Nella città di Larakia, dove nei giorni scorsi sono state date alle fiamme le sedi del partito Baath, l'esercito è schierato in strada e cecchini appostati sui tetti delle abitazioni sparano da giorni sui manifestanti. Dodici morti soltanto negli ultimi giorni. La televisione di Stato non accenna alle proteste in corso in tutto il paese, ma manda in onda soltanto immagini dei sostenitori di Bashar al Assad.

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