Siria, il Governo rassegna le dimissioni. Domani Asad annuncerà nuove riforme
Il presidente della Siria, Bachar el Asad, ha annunciato poco fa di aver accettato le dimissioni del Governo guidato dal premier Naji Otri. Il nuovo esecutivo, la cui composizione verrà resa nota nei prossimi giorni, dovrà occuparsi dell'applicazione delle riforme promesse dallo stesso Assad e dovrà cercare di placare la rivolta pro-democrazia, repressa con la violenza negli ultimi giorni.
Nel frattempo decine di migliaia di persone sono scese in strada in una marcia organizzata dal Governo per appoggiare il presidente davanti alla peggiore ondata di proteste durante i suoi 11 anni di mandato, una rivolta iniziata circa due settimana fa nel sud del paese e che è stata repressa duramente dal regime causando la morte di 100 persone. Anche se la protesta è iniziata chiedendo maggiore libertà e democrazia, la repressione, soprattutto nella città di Deraa, nel sud della Siria, epicentro della rivolta, ha portato l'opposizione a chiedere la fine del regime di Asad.
Così come accaduto recentemente in Tunisia contro Ben Ali ed in Egitto contro Mubarak, mentre il Libia si lotta per scacciare il colonnello Gheddafi, il vento di libertà che da più di tre mesi ormai soffia sul mondo arabo, ha travolto inesorabilmente anche la Siria. Asad cercherà di placare le proteste con delle riforme ed è probabile che molto presto annunci in un discorso, l'abolizione della legge di emergenza, in vigore dal 1963. Anche il vicepresidente, Faruk el Shara, ieri ha dichiarato che il presidente entro 48 ore annuncerà delle riforme che per tranquillizzare la popolazione, nel tentativo, tutt'altro che semplice, di fermare la rivolta. In Tunisia ed Egitto infatti i tentativi come questo non sono stati sufficienti. Già la settimana scorsa Asad aveva promesso l'ampliamento delle libertà politiche e di espressione e di migliorare le condizioni di vita dei siriani, aperture che però si sono scontrate drasticamente con la realtà e con la violenta repressione delle forze dell'ordine contro i manifestanti.
Intanto, in un continuo susseguirsi di contraddizioni, in un Paese dove tutte le manifestazioni ed i raduni sono vietate, fatta eccezione per quelle organizzate dal Governo, mentre le proteste continuano in molte città, il regime ha voluto mettere in scena la propria forza, facendo scendere in piazza migliaia di siriani pro-governo.