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Siria: i carri armati continuano ad accanirsi su Homs

In Siria il governo continua a portare avanti una politica repressiva e oggi i carri armati hanno fatto fuoco a Bab Amro, un quartiere di Homs. E la comunità internazionale continua a non intervenire.
A cura di Alfonso Biondi
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Siria

In Siria il regime di Bashar al Assad continua la sua violenta repressione. E' da giorni che i carri armati del governo assediano la città di Homs e oggi i mezzi blindati hanno aperto il fuoco per penetrare nel quartiere Bab Amro. A riportare la notizia è stata l'emittente satellitare al-Arabiya che avrebbe appreso la notizia da alcuni attivisti. " La città è scossa dal suono delle esplosioni del bombardamento da parte dei tank e mitragliatrici pesanti"- è questo quanto dichiarato dall'attivista Najati Tayrara. Homs è la terza città della Siria e dalla notte del 7 maggio è teatro di violente repressioni da parte dell'esercito. Le truppe del regime stanno mettendo a ferro e fuoco la città e che, al momento, avrebbero già in mano molti quartieri, tra i quali quello di di Bab Sebaa, di Tal al-Sour e di Bab Amro.

Intanto nella città di Banias, secondo quanto riferito alla tv al-Arabiya da alcuni attivisti,  sono stati scarcerati 300 manifestanti. Nelle zona sono inoltre tornate l'acqua potabile e l'elettricità, e sono state ripristinate le linee telefoniche. Tuttavia i mezzi blindati di Bashar al Assad continuano a presidiare il territorio.

Ieri fonti del governo siriano avevano fatto sapere che "la fase critica di questa rivolta contro il presidente Bashar al-Assad e' terminata e la protesta iniziata sette settimane fa sta arrivando al suo epilogo", ma al momento è molto difficile ipotizzare una possibile evoluzione della situazione. Le proteste, infatti, continuano nonostante il pugno duro del governo di Damasco e la fine delle ostilità pare molto remota.

Sul fronte internazionale l'Onu continua ad essere uno spettatore interessato, ma pur sempre uno spettatore. Oggi il Ministro degli esteri italiano Franco Frattini, intervistato da Rai radio uno, ha spiegato in questo modo il differente atteggiamento della comunità internazionale nei confronti della Libia e della Siria: "Diciamolo francamente, Assad non è Gheddafi; la comunità internazionale ritiene che Assad abbia ancora un margine piccolissimo per approvare le riforme". Per Frattini, insomma, c'è margine per una trattativa. Dall'inizio della rivolta in Siria, però, sono morte già 800 persone, senza contare le migliaia e migliaia di arresti. Forse è ora che la comunità internazionale si muova davvero.

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