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Siria, esecuzione di massa e corpi lasciati in strada

Sedici civili assassinati con un’esecuzione sommaria nella città di Hama. I corpi avevano tutti un foro di proiettile a bruciapelo al capo o alla nuca.
A cura di Vincenzo Sbrizzi
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Ennesima strage di civili in Siria dove sono stati giustiziati diciassette persone. Un'esecuzione dimostrativa visto che i corpi sono stati lasciati nelle strade. L'uccisione di massa è avvenuta nella città di Hama e i corpi sono stati lasciati in maniera dimostrativa in varie zone del centro abitato. La città a 240 chilometri a nord di Damasco è diventata teatro dell'ennesimo atto di violenza in una Siria devastata negli ultimi mesi. La dittatura di Assad non è nuova ad atti di violenza ingiustificata utilizzata come monito nei confronti dei dissidenti.

La denuncia dell'ennesimo atto di violenza è arrivata dall'opposizione che ha comunicato anche i dettagli dell'accaduto. Chiaro per i testimoni che si sia trattato di un'esecuzione sommaria visto che tutte le persone giustiziate avevano un foro di proiettile al capo o alla nuca da distanza ravvicinata. Su ogni corpo c'erano ancora i segni delle catene utilizzate per immobilizzarli tanto che ad alcuni sono state lasciate come ennesimo simbolo per la popolazione.

Addirittura le mani erano legate dietro la schiena con un filo elettrico. Le persone giustiziate erano di età diverse molte delle quali erano ventenni. Difficile al momento l'identificazione delle persone assassinate. A concorrere a creare queste difficoltà il fatto che siano state anche lasciate apposta le salme in zone diverse dal quartiere di appartenenza della vittima. Un'ulteriore scelta dimostrativa in una città completamente militarizzata dove semplicemente uscire per strada in macchina significa quasi certamente essere sparato a vista.

I carri armati e i blindati bloccando completamente tutti gli accessi alla città, hanno ridotto al coprifuoco tutta la popolazione. Hama è troppo importante per le truppe governative visto che è stata una delle prime città occupate dai rivoltosi che l'hanno subito trasformata nell'epicentro del dissenso. Per questo motivo si sono susseguite anche le operazioni militari sul territorio l'ultima delle quali mercoledì scorso. Un bombardamento terrestre che è stato definito il più duro dopo quello dello scorso luglio.

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