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Siria, due bimbe morte avvolte nei sacchi degli aiuti umanitari: il simbolo del massacro di Ghouta

I genitori delle bimbe hanno voluto esprime così la loro frustrazione di fronte all’incapacità dell’Onu di fermare i bombardamenti sulla Ghouta orientale. Nelle ultime ore oltre quaranta civili sono stati uccisi, tra cui molte donne e bambini. Oggi un convoglio della Croce rossa è entrato nell’area con gli aiuti umanitari ma Assad ha dichiarato che i combattimenti continueranno.
A cura di Mirko Bellis
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I corpi senza vita delle due bimbe uccise ieri nei raid sulla Ghouta orientale sono stati avvolti con i sacchi dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati
I corpi senza vita delle due bimbe uccise ieri nei raid sulla Ghouta orientale sono stati avvolti con i sacchi dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati

I corpi senza vita di due bambine avvolte con i sacchi dell'Unhcr (l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati). E’ terribile l’immagine che arriva da Douma, la città della Ghouta orientale da settimane sotto attacco dell’aviazione siriana. “Questa è la rovina dell’umanità. Il massacro continua e il mondo sta a guardare”, è il testo che accompagna la foto dei cadaveri delle due piccole. Gli abitanti del sobborgo a est della capitale hanno utilizzato i sacchi degli aiuti umanitari come sudari per esprimere la loro frustrazione verso le Nazioni Unite, considerate incapaci di fermare i bombardamenti. Solo nelle ultime 24 ore sono decine i bambini rimasti uccisi dai raid aerei e dell’artiglieria dell’esercito siriano nell'enclave ribelle a pochi chilometri da Damasco. Un bilancio drammatico che aumenta di ora in ora nonostante la tregua di 30 giorni stabilita dal Consiglio di sicurezza più di una settimana fa. Secondo quanto riferiscono fonti locali, sono oltre 40 i civili uccisi nella Ghouta orientale. Douma, la città più colpita dove si contano 31 morti, tra cui undici bambini e due donne.

Da quando è iniziata l’offensiva dell’esercito di Assad per riconquistare la roccaforte degli insorti a est della capitale, hanno perso la vita oltre 700 persone, tra cui 166 bambini e 98 donne. Un escalation di violenza che va ad aggiungersi alla drammatica situazione umanitaria dei circa 400.000 abitanti della Ghouta orientale da 6 anni sotto assedio. “Ogni giorno vengono lanciate migliaia di bombe, proiettili e barili bomba – afferma Aous Al Mubarak, un dentista – Ghouta è completamente paralizzata, le strade sono deserte e gli abitanti sono costretti a rifugiarsi nei sotterranei”. Ma anche il sottosuolo non è una garanzia di sopravvivenza. “I jet sganciano un tipo di bomba altamente esplosiva che non abbiamo mai visto prima – continua Al Mubarak – è in grado di abbattere un palazzo di sei piani. Decine di edifici sono caduti e i rifugi sotterranei sono crollati su donne e bambini, sono morti schiacciati dalle macerie”. “La prima volta che ho visto un rifugio – scrive Hussin Hasel, uno studente di medicina – mi è sembrato una tomba pronta per seppellirci tutti”. “La situazione nella Ghouta orientale è un inferno”, racconta Firas Abdullah, un giornalista locale. “I civili aspettano il loro turno per morire. Ogni giorno, sanno che qualcuno di loro verrà ucciso. Un olocausto che sta accadendo davanti agli occhi del mondo”.

Le Nazioni Unite hanno espresso la “profonda preoccupazione” per i continui combattimenti in Siria, in particolare per i bombardamenti ininterrotti della Ghouta orientale. “La punizione collettiva dei civili è semplicemente inaccettabile”, ha scritto Panos Moumtzis, il coordinatore umanitario Onu per la Siria. “Invece della tanto necessaria cessazione delle ostilità, continuiamo a vedere più combattimenti, più morti, inquietanti rapporti di privazioni e più ospedali bombardati. I civili devono essere protetti”, ha affermato Moumtzis.

Dopo giorni di attesa, oggi un convoglio della Croce rossa internazionale con gli aiuti umanitari è finalmente entrato nella Ghouta orientale. 46 camion con sacchi di farina, cibo e medicine per oltre 27.000 persone.

L’esercito siriano non ha consentito l’accesso di tutti gli aiuti. Secondo quanto riportato da Reuters, il convoglio dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) si è visto sequestrare il 70 per cento del materiale chirurgico e dei kit di emergenza destinato alla popolazione della Ghouta. “I kit per i traumi, il materiale per la chirurgia, la dialisi e l’insulina sono stati respinti dalla sicurezza”, ha dichiarato un funzionario dell'Oms.

Sul fronte internazionale, Donald Trump e la premier britannica Theresa May hanno detto di considerare la Russia e la Siria i responsabili della "straziante sofferenza umana" nella Ghouta orientale. Anche il presidente francese Macron ha chiesto al suo omologo iraniano Rouhani di esercitare "la necessaria pressione" sul regime siriano per fermare gli attacchi "indiscriminati" ai civili.

Ma nonostante tutti gli appelli internazionali e, soprattutto, la tregua umanitaria decisa all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza, le operazioni militari dell’esercito siriano sono continuate. I reparti d’assalto dell’unità d’élite Tigre stanno avanzando nella Ghouta orientale. Almeno il 25 per cento dell’intera area sarebbe ormai controllato dalle truppe di Assad e solo tre chilometri separano le forze lealiste da Douma. Da parte sua, il presidente siriano nel corso di una conferenza stampa tenuta ieri ha dichiarato che l’esercito sta attaccando l’area a est della capitale “per difendere la popolazione dai terroristi”. Un’affermazione che fa supporre che la fine dei combattimenti sia ancora distante così come i massacri dei civili intrappolati nella Ghouta orientale.

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