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Siria, bimbi bruciati vivi e civili fucilati nelle loro case ad Aleppo: almeno 82 morti

Lo denunciano le Nazioni Unite. L’esercito ha fatto irruzione in alcune abitazioni dei quartieri strappati da Assad ai ribelli, sterminando intere famiglie. “Responsabilità del governo e dei suoi alleati” fanno sapere Onu e Croce Rossa.
A cura di Biagio Chiariello
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Le forze siriane fedeli al presidente Bashar al-Assad sono accusate di aver ucciso “almeno 82 civili” ad Aleppo Est, ieri, nel corso di “un’incursione che le ha viste entrare in abitazioni private” Lo denunciano le Nazioni Unite. L'ufficio dei diritti umani dell'Onu parla chiaramente di “esecuzioni”, descrivendo la situazione come una “mancanza totale di umanità” e sottolineando che nell’eccidio sarebbero morte almeno 11 donne e 13 bambini.  L'ufficio dei diritti umani ha sottolineato di avere prove che questo è accaduto in quattro zone dove “le forze filogovernative si sono introdotte nelle case e hanno freddato le persone all'interno, comprese donne e bambini”. La fonte di informazione indipendente, Aleppo24, assicura che almeno un bambino sarebbe stato “bruciato vivo”.

In tal senso, negli ultimi giorni Nazioni Unite e Croce Rossa hanno fatto appello per “la salvaguardia di vite civili ad Aleppo”.  Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) ha reso noto che molte persone sono intrappolate nelle zone di combattimento e non hanno “letteralmente nessun posto sicuro”. Infine, il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha espresso allarme “per le notizie di atrocità nei confronti di un gran numero di civili”. In una nota, Ban ha sottolineato "l'obbligo di tutte le parti di rispettare il diritto internazionale umanitario", ribadendo però che "in particolare la responsabilità è del governo siriano e dei suoi alleati". Il portavoce dell'ufficio Onu per i diritti umani, Rupert Colville, ha inoltre spiegato di essere stato informato della presenza dei corpi lungo le strade che però non possono essere spostati a causa dei bombardamenti.

I ribelli, che hanno controllato la seconda città della Siria per quattro anni, sono sul punto di essere sconfitti. Il generale Zaid al-Saleh, a capo del comitato di sicurezza locale, ha detto che "non hanno più molto tempo" e possono soltanto "arrendersi o morire". Ma i combattimenti continuano anche su Idlib mentre ieri la Bbc ha informato di un possibile utilizzo di armi chimiche contro l’Isis a Palmira, che i miliziani del Califfato hanno riconquistato. E proprio ieri Human Rights Watch ha pubblicato un rapporto nel quale denuncia un uso crescente di armi incendiarie, in particolare proprio in Siria.

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