Siria, almeno 100 morti per attacco con armi chimiche: la maggior parte donne e bambini
E' di almeno cento persone il bilancio delle vittime di un bombardamento presumibilmente portato con armi chimiche a Douma, città controllata dai ribelli siriani alle porte della capitale, Damasco: secondo i servizi di emergenza e di soccorso il raid sarebbe stato ordinato dal governo di Bashar Al Assad, che tuttavia ha respinto nettamente tutte le accuse di aver utilizzato armi illegali.
Quel che appare certo, in attesa che venga fatta piena luce sui responsabili dell'attacco, è che la stragrande maggioranza delle vittime sono donne e bambini. A renderlo noto sono stati i volontari dei Caschi Bianchi: "Settanta persone sono morte soffocate, altre moriranno nelle prossime ore". Secondo l'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani le vittime sarebbero già più di ottanta, mentre altre fonti parlano do 150. Moayed al-Dayrani, un cittadino di Douma e medico volontario, ha detto al Al Jazeera che il bilancio delle vittime è destinato a salire. "Al momento stiamo affrontando più di mille casi di persone che hanno difficoltà a respirare dopo che una bomba al cloro è stata sganciata sulla città e il numero di morti probabilmente salirà ancora", ha affermato.
Due giorni fa una tregua durata dieci giorni era terminata a causa delle divergenze sull'evacuazione dei combattenti antigovernativi. Le forze di Bashar al Assad e i loro alleati avevano lanciato un'importante offensiva di terra su Duma, una delle ultime roccaforti ribelli e soprattutto quella più vicina alla capitale, Damasco. Fonti governative hanno definito "farsesca" l'accusa di aver usato armi chimiche a Douma, mentre il governo statunitense ha lanciato un avvertimento, sostenendo che se verranno provate le responsabilità di Damasco verrà messa in campo una durissima risposta a livello globale. In questo momento a Douma vivrebbero – letteralmente intrappolate – oltre 100mila persone.