Siria, ad Hama le truppe di Assad massacrano 61 persone
All'alba di questa mattina le truppe del regime siriano hanno attaccato Hama, città che si trova a 50 Km da Homs, teatro nelle ultime settimane di vibranti proteste contro il presidente Bashar al-Assad. La repressione, è stata durissima e- come ha confermato alla Cnn Rami Abdel Rahman, responsabile dell'Osservatorio siriano per i diritti umani- ha fatto registrare, almeno per il momento, qualcosa come 61 vittime. Il bilancio, però, è destinato sicuramente a salire. Episodi del genere non sono nuovi ad Hama, dove lo scorso 3 giugno il regime sterminò 53 persone.
I blindati dell'esercito hanno sparato sulla folla senza farsi alcun problema. "Stanno sparando a casaccio con le mitragliatrici pesanti e travolgendo le barricate stradali erette dagli abitanti"- ha raccontato una fonte medica. L'offensiva di Assad, però, non è stata lanciata utilizzando esclusivamente carri armati. Sui dimostranti, infatti, si è scatenata una fitta pioggia di granate che venivano sparate al ritmo di 4 al minuto; sui tetti della prigione e dell'edificio che ospita la compagnia elettrica si sono poi appostati i cecchini. Un vero e proprio raid punitivo.
Alcuni civili dopo i bombardamenti ad Hama
Le immagini girate subito dopo i bombardamenti nella città siriana di Hama
Un medico, che ha preferito rimanere anonimo, ha dichiarato che all'ospedale Badr ci sono almeno 19 cadaveri, oltre a decine di feriti; all'ospedale Al-Horani di corpi senza vita ce ne sarebbero almeno tre; altri due, invece, all'Hikm. Altri cadaveri, poi, giacciono per le strade della città, facendo da sfondo a uno scenario da seconda guerra mondiale. "È un massacro, vogliono distruggere la città di Hama prima del mese del Ramadan"- è stato il commento di un testimone che ha descritto telefonicamente all'Associated Press quanto sta accadendo nella città.
In Siria la protesta contro il regime di Bashar al-Assad va avanti da mesi. Il presidente siriano, nonostante le tante promesse di riforme ai cittadini e alla Comunità internazionale, ha sempre usato il pugno duro contro le manifestazioni degli attivisti. Secondo gruppi per i diritti umani , dall'inizio della rivolta i manifestanti uccisi sarebbero circa 1.300, a cui vanno sommati 300 soldati del regime.