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Siria: 500 morti dall’inizio della rivolta. E l’Onu sta ancora a guardare

L’organizzazione per i diritti umani Sawasiah ha fatto sapere che dall’inizio della rivolta in Siria sono morte ben 500 persone. Intanto l’Onu non riesce a prendere una posizione sulla questione siriana.
A cura di Alfonso Biondi
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Manifestanti in Siria

Un bagno di sangue. Sono 500 i civili che dall'inizio della rivolta in Siria hanno perso la vita, un numero che con molta probabilità è destinato ad aumentare. A diffondere questo allarmante dato è stata l'organizzazione per i diritti umani Sawasiah. La Ong ha anche fatto sapere ci sono migliaia di persone arrestate e disperse. Un quadro apocalittico che però non placa gli scontri tra il regime di Bashar al-Assad e i manifestanti che urlano a squarciagola la loro fame di democrazia. Le truppe governative stanno assediando da giorni le città in cui si registrano le proteste più accese e stamattina, a Daara, avrebbero bombardato la città con l'aiuto dell'aviazione. Daara è senza dubbio una delle città più calde che anche negli scorsi giorni è stata teatro di violenze e morti.

Da una parte le bombe, dall'altra la mobilitazione su internet. I "giovani della rivoluzione siriana" hanno infatti lanciato un nuovo appello su Facebook nel quale hanno chiamato a raccolta tutta la popolazione per esprimere solidarietà alla città di Daara. La manifestazione è indicata come il "Venerdi' della collera, il 29 aprile, in solidarietà con Daara" e vedrà i ragazzi scendere per le strade e per le piazze per "non lasciare Daara sola". Intanto la violenta politica repressiva messa in atto dal regime ha portato alle dimissioni di 230 membri del partito di Bashar al-Assad che non appoggiavano questa linea dura. Segno che forse qualcosa sta cambiando anche nella classe dirigente del paese, ma la strada per giungere all'agognata tregua appare ancora maledettamente lunga.

L'Onu si sta muovendo sul fronte diplomatico, ma nel Consiglio di Sicurezza non è stato raggiunto l'accordo su un documento di condanna della repressione in Siria. La Russia, insieme ad altri stati, non ha espresso parere favorevole sulla bozza che condannava di fatto il massacro e che proponeva un'inchiesta chiara sul numero delle vittime. I governi Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia e Spagna hanno fatto un ulteriore passo decidendo di convocare gli ambasciatori siriani presenti nei loro Paesi. Al momento, però, l'Europa e il Mondo restano solamente spettatori.

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