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Siracusa, quell’inquietante legame tra gli omicidi di Eligia e Licia

Licia e Eligia sono morte a Siracusa a due anni di distanza. Sotto accusa oggi ci sono i due mariti delle giovani donne, ma i due casi hanno rivelato un inaspettato legame.
A cura di Angela Marino
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Due giovani donne morte in circostanze diverse da quelle raccontate, due mogli con matrimoni conflittuali, due casi molti simili e un legame insaspettato. Si tratta di Eligia Ardita e Licia Silvia Gioia, morte tra il 2015 e il 2017 a Siracusa.

La storia di Eligia, infermiera 35enne, finisce sulle pagine dei giornali come episodio di malasanità. Incinta di otto mesi, la giovane muore con la sua bambina sull'ambulanza del 118 durante il trasporto in ospedale, la notte del 19 gennaio 2015, dopo che il marito Christian Leonardi aveva chiamato i soccorsi. Eligia aveva manifestato dolori forti, ma i soccorsi ci avevano messo diversi minuti ad arrivare. Si poteva salvare? L'impressione a Santa Panagia, piccolo rione di Siracusa, è forte. Ai funerali ci sono decine di persone mentre tra gli applausi, un affranto Christian accompagna per l'ultima volta sua moglie portando in spalla la bara. Intanto, dopo la denuncia sporta dal Leonardi, i magistrati aprono un fascicolo per procurato aborto e lesioni colpose a carico di un medico e degli operatori del 118. Dall'autopsia, però, emerge qualcosa di strano: Eligia presenta delle lesioni al capo. Il 19 settembre successivo, torchiato dal pm, Christian confessa l'omicidio. La sera del 19 gennaio, racconta, Eligia aveva invitato a cena i suoi che erano andati via presto. Alle 21,30, lui, Christian, aveva detto che sarebbe uscito con gli amici, ma Eligia non ne aveva voluto sapere. Lui allora l'aveva colpita alla testa provandole prima il vomito e poi un arresto cardiaco. Invece di chiamare i soccorsi si era messo a per ripulire la stanza, poi aveva chiamato il 118. Troppo tardi. 

Due anni più tardi i giornali danno la notizia del suicidio di Licia Silvia Gioia, maresciallo dei carabinieri di Latina, in servizio a Siracusa. La notte del 1 marzo 2017, la donna si uccide con la sua pistola di ordinanza al culmine di una lite coniugale per motivi di gelosia. Suo marito, Francesco Ferrari, ispettore di polizia e padre di un bambino avuto da un precedente matrimonio, si ferisce a una gamba disarmandola, ma non riesce a fermarla. Così come accaduto per Eligia, una folla commossa si riunisce ai funerali di Licia, campionessa di basket e moglie (innamorata) in carriera. Francesco, però, non c’è, è bloccato a letto dalla ferita alla gamba. I genitori di Licia cominciano a farsi molte domande riguardo a quella notte mentre, intanto, arrivano i risultati dell’autopsia effettuata dal medico legale Francesco Coco. Anche in questo caso gli esiti sono sorprendenti: il corpo di Licia presenta due ferite, una alla testa e una alla gamba, ma la seconda è stata inferta post mortem. Nel ripercorrere la dinamica dello sparo, la perizia balistica ricostruisce un movimento del collo e del braccio messo in atto dalla vittima per proteggersi, non per puntarsi un’arma alla tempia. Questo smentisce la ricostruzione del Ferrante: la Procura lo iscrive nel registro degli indagati per omicidio colposo. Da chiarire anche il comportamento avuto la notte dell'omicidio, quando, invece di chiamare i soccorsi, telefona prima all’ex moglie per chiederle di venire a prendere il figlio, poi un collega, infine il 118. Troppo tardi, anche stavolta.

Ferrari è rimasto padrone della scena per 45 minuti fino a che non l’ambulanza non ha portato via il corpo di Licia dalla villetta di Contrada Isola. Anche nel suo caso, come in quello di Eligia, morta due anni prima, non si esclude che possa aver manomesso la scena del ritrovamento, come avvenne la sera del 19 gennaio a casa Leonardi. Solo dopo aver ripulito, infatti, il marito di Eligia chiamò il 118. E diverse ore dopo, con l'intento di depistare, andò sporgere denuncia-querela contro i medici del 118. A raccoglierla in caserma fu un giovane maresciallo, Licia Silvia Gioia.

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