Tre ore di faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi (accompagnati rispettivamente da Gianni Letta e Lorenzo Guerini) non sono serviti certamente solo a mettere a punto gli ultimi dettagli sull’Italicum, peraltro ampiamente discussi nei giorni scorsi tra telefonate e incontri degli sherpa. L’incontro, cordiale come tutti quelli che avvengono tra i due leader, avrebbe avuto, a quanto risulta a Fanpage.it da fonti attendibili, anche momenti di amabile chiacchiericcio.
Protagonista assoluto: Angelino Alfano. Manco a dirlo sarebbe l’eterno delfino a scatenare i più intensi e fastidiosi mal di testa al giovane premier fiorentino, con le continue richieste e rivendicazioni. E Renzi non sarebbe riuscito a evitare un piccolo sfogo con l’ “amico Silvio”, che alle lamentele sull’atteggiamento del Nuovo Centro Destra avrebbe risposto appunto: lo dici a me?
Lorenzin e Quagliariello verso il Pd per una ricandidatura – Ncd dunque: e la questione è tutt’altro che marginale. Sulle soglie di sbarramento dell’Italicum il nuovo accordo raggiunto da Pd e Fi per i partiti singoli è del 5%: Alfano avrebbe voluto il 2,5, al massimo il 3% e per questo risulta “nero”. Non solo: si prepara a dire addio (non si sa con quanta effettiva disperazione) a due “pezzi da novanta” del suo partitino, Beatrice Lorenzin e Gaetano Quagliariello, ormai pronti all’approdo nel Partito Democratico. Mentre la maggior parte dei “traditori” è infatti orientata a tornare al più presto in Forza Italia, per Lorenzin e Quagliariello sarebbero pronti i poster del Che da appendere alle pareti al posto di quelli di Angelino. Obiettivo? Una ricandidatura. Ma non è finita qui.
FI in maggioranza? Verdini pressa ma Silvio tentenna – Veniamo alla questione dell’ingresso di Forza Italia in maggioranza: per ora resta una ipotesi, certo più realistica rispetto a ieri, ma comunque remota, considerando che Berlusconi non è per nulla convinto. Se la situazione economica dovesse peggiorare ulteriormente, il piano di Renzi è sostituire Ncd con Fi al governo. L’ “amico Silvio” accetterebbe? Non si sa. Quello che è certo è che c’è una pre-condizione del Grande Assolto a ogni ragionamento sulla prospettiva: il governo dovrebbe cambiare ministro e rivoluzionare la strategia sull’economia e sulla politica fiscale. Meno tasse su casa, imprese e famiglie: senza questo impegno, Berlusconi non sottoporrebbe nemmeno l’ipotesi di entrare in maggioranza ai suoi.
I quali, almeno nel giro più stretto, sono scettici in ogni caso: entrare al governo in una fase economica così complicata e con la politica economica del Pd che non convince per niente l’ex premier e l'elettorato moderato, fatto di professionisti e piccoli imprenditori rimasti esclusi per la stragrande maggioranza dalla "mancia" degli 80 euro, potrebbe essere un autogol clamoroso. A pensarla diversamente, come è ovvio, il solito Denis Verdini: fosse per lui, l’accordo sarebbe già fatto. "Aperturista" il capogruppo al Senato, Paolo Romani. Contrarissimo, ovviamente, il capogruppo alla Camera Renato Brunetta.
Infine, ecco la road map per i prossimi mesi: riforma della legge elettorale, riforma della giustizia e elezioni. A occhio e croce, si può votare già nella primavera del 2015…