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Siena, arrestata educatrice d’asilo: “Chiudeva il naso ai bambini per costringerli a mangiare”

Un’educatrice di un nido domiciliare è stata arrestata a Siena: tra i maltrattamenti accertati dai carabinieri strattonamenti, percosse e alimentazione forzata dei bambini.
A cura di Davide Falcioni
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I carabinieri della stazione di Siena hanno arrestato un'educatrice di 52 anni per maltrattamenti sui bambini; la donna gestiva un nido domiciliare, una sorta di asilo in casa la cui regolarità è in corso di verifica.

L'operazione dei militari è stata effettuata in seguito a una serie di segnalazioni da parte delle mamme dei bambini, tutti tra i sei mesi e i tre anni e alcuni con disturbi del sonno o comportamenti anomali. Determinante è stata poi la testimonianza di una ex collaboratrice dell'educatrice che riferito di comportamenti non sempre professionali con i piccoli. I carabinieri hanno quindi deciso di piazzare telecamere nascoste che hanno consentito di registrare "comportamenti violenti – si legge in una nota dei militari – come strattonamenti, percosse, talvolta in piccole lesioni procurate ai bimbi, alimentazione coattiva, attraverso pressioni sullo sterno o occlusione del naso per imporre l’apertura della bocca, urla continue e insulti".

Le manette nei confronti dell'educatrice sono scattate due giorni fa, quando i carabinieri sono intervenuti dopo che la donna aveva messo – per punizione – una bambina sul passeggino chiudendola in terrazzo. Durante un'ispezione i militari hanno anche trovato una fascia elastica artigianale che la cinquantaduenne utilizzava per immobilizzare i piccoli. L'educatrice è stata arrestata e portata nel carcere fiorentino di Sollicciano. L'arresto è stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari Alessandro Buccino Grimaldi. La donna è ora agli arresti domiciliari.

La 52enne inviava foto e video ‘fake' ai genitori dei piccoli: immagini che ritraevano i bambini sereni impegnati in attività ludiche, inviati tramite Whatsapp, rassicurandoli sulla loro permanenza nell'asilo. Agli stessi genitori, secondo quanto si apprende da fonti investigative, peraltro veniva vietato di entrare nell'asilo domiciliare "per motivi igienici" e quando andavano a riprendere i piccoli dovevano sempre comunicare l'arrivo tramite un messaggio Whatsapp all'educatrice. In questo modo aveva tutto il tempo per tranquillizzare eventualmente i bambini che piangevano o nascondere eventuali segni di maltrattamento. Alla 52enne ogni giorno venivano affidati da cinque a dieci bambini piccolissimi, da 6 mesi a 3 anni, e i genitori dovevano pagare una retta mensile di 600 euro o una tariffa oraria di 7 euro.

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