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Sicurezza sul lavoro, per l’Italia nuova procedura d’infrazione europea

La commissione europea bacchetta nuovamente l’Italia nella sicurezza sul lavoro. Questa volta sui cantieri. La denuncia arriva da cittadini singoli, che lottano per salvare le vite di chi lavora.
A cura di Michele Azzu
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Tute da lavoro che camminano per ricordare le morti bianche, opera di Gianfranco Angelico Benvenuto (LaPresse)
Tute da lavoro che camminano per ricordare le morti bianche, opera di Gianfranco Angelico Benvenuto (LaPresse)

Un uomo solo contro il mondo. Anzi no, contro l’Italia. Lui è Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico di Firenze, e grazie alla sua attività di denuncia, a settembre, la Commissione Europea potrebbe procedere a una nuova procedura d’infrazione nei confronti del nostro paese.

Già, perché Marco Bazzoni è da anni uno dei principali attivisti che si impegnano per sensibilizzare sulla salute e sicurezza sul posto di lavoro. La procedura d’infrazione tratta proprio di questo: “Sono prescrizioni minime per la sicurezza e la salute sul lavoro nei cantieri, e difatti è nota come direttiva cantieri, che non sono state recepite nel nostro paese”, commenta Bazzoni.

La denuncia è di giugno 2013, e riguarda i contenuti del decreto Fare del governo Letta (a loro volta ripresi dal dl semplificazioni bis del governo Monti). I punti contestati da Bazzoni erano due: Il primo riguarda il documento di valutazione del rischio (DVR), in caso di interferenza tra attività a basso rischio ma effettuate simultaneamente. Secondo la denuncia questo punto non rispettava la direttiva europea 89/391/CEE.

Su questo problema, scrive Maria Teresa Moitinho de Almeida, capo unità del dipartimento sulla sicurezza sul lavoro della Commissione Europea: “Non ha stabilito alcun motivo per concludere l’esistenza di una violazione della direttiva europea”. Punto pre-archiviato, dunque.

L’infrazione, invece, riguarda il secondo punto indicato da Bazzoni: “Il decreto Fare limita il campo di applicazione della direttiva 92/57/CEE per le prescrizioni minime di sicurezza e salute da attuare nei cantieri temporanei o mobili”. Alcune categorie di lavoro rimarrebbero escluse dalle prescrizioni di sicurezza dei cantieri, creando dei rischi non conformi alle norme europee. Proprio in quei luoghi, i cantieri, dove gli incidenti avvengono con maggiore frequenza.

Scrive de Almeida: “Abbiamo intenzione di proporre che la Commissione avvii un procedimento di infrazione nei confronti dell’Italia”. Perché la risposta delle autorità italiane: “Non ha dissipato i dubbi circa la corretta attuazione in Italia della direttiva”.Ironia della sorte, la procedura arriverà a tre anni esatti dall’apertura della prima procedura d’infrazione per la sicurezza sul lavoro. Già, perché questa non è la prima volta che l’Europa bacchetta l’Italia. E anche la prima volta fu grazie all’intervento di Marco Bazzoni.

Nel 2009 l’operaio fiorentino aveva denunciato alla Commissione la mancata conformità del recepimento in Italia (d.lgs 106/09) della direttiva europea 89/391/CEE, in tema di sicurezza. In particolare gli attriti stavano nella deresponsabilizzazione del datore di lavoro, e nelle tempistiche per redarre il documento sulla valutazione dei rischi (DVR) di una nuova impresa, troppo lunghi.

“È la seconda procedura d’infrazione – dice Bazzoni – e ora arriveranno la terza e la quarta”. Già, perché esistono altre due denunce: una sulla mancata notifica dell’Italia del d.lgs 81/08, l’altra sul decreto lavoro del governo Renzi. Che violerebbe la direttiva europea 1999/70/CEE sui contratti di lavoro a tempo determinato.

Si diceva, un uomo solo contro il mondo. Bazzoni, infatti, ha fatto tutto senza l’aiuto di sindacati, partiti o avvocati: “Non ci speravo, servivano 10 settimane perché le autorità italiane rispondessero alla Commissione e altre 10 perché questi valutassero”, commenta l’attivista.

E sono tante le persone in Italia che si attivano, a costo di enormi sacrifici personali, per intervenire dove le istituzioni non arrivano più. Come Carlo Soricelli, dell’Osservatorio morti sul lavoro, o le associazioni di Valerio e Roberta Toffoluti, di Graziella Marota. L’attività di queste persone che agiscono individualmente è preziosa, perché riguardano la vita e la morte delle persone.

Eppure, i diversi governi sembrano non recepire i richiami sul tema della sicurezza sul lavoro, spesso ripresi anche dal presidente Giorgio Napolitano. Commenta Bazzoni: “Ora il governo Renzi parla di un ispettore unico per le aziende, che controlli la sicurezza, così come il fisco. Ma ti sembra possibile?”.

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Michele Azzu è un giornalista freelance che si occupa principalmente di lavoro, società e cultura. Scrive per L'Espresso e Fanpage.it. Ha collaborato per il Guardian. Nel 2010 ha fondato, assieme a Marco Nurra, il sito L'isola dei cassintegrati di cui è direttore. Nel 2011 ha vinto il premio di Google "Eretici Digitali" al Festival Internazionale del Giornalismo, nel 2012 il "Premio dello Zuccherificio" per il giornalismo d'inchiesta. Ha pubblicato Asinara Revolution (Bompiani, 2011), scritto insieme a Marco Nurra.
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