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Sicurezza informatica e cybercrime, siamo tutti spiati? Il caso dei fratelli Occhionero

Nuova puntata del format di video-inchieste Italian Leaks, realizzata da Sandro Ruotolo per Fanpage.it con al centro il tema della sicurezza e dello spionaggio in rete, partendo dalla vicenda che ha portato in carcere a gennaio 2017 Giulio e Maria Francesca Occhionero.
A cura di Ida Artiaco
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Il 2016 è stato l'annus horribilis della sicurezza in rete. Gli attacchi informatici sono stati registrati in forte aumento e anche i casi di spionaggio sono raddoppiati. Quello del cybercrime, o crimine informatico, è uno dei problemi più seri dell'epoca moderna legata allo sviluppo e alla diffusione di Internet. E se si pensa che entro la fine del 2017 saranno più di cinque i miliardi di persone che riusciranno a connettersi online attraverso diversi dispositivi, dai pc agli smartphone ai tablet, si riesce a capire bene la portata di un fenomeno che diventa sempre più difficile arginare. Tutti possono essere spiati e nella maggior parte dei casi la violazione dei dati personali da parte di spie di stato, hacker o agenzie private avviene senza che noi possiamo accorgercene. Ne è un esempio il caso dei fratelli Occhionero, che ha dato il via ad un vero e proprio terremoto tra i piani alti della politica e della finanza italiane.

Sicurezza informatica: il caso dei fratelli Occhionero

Giulio Occhionero, ingegnere nucleare di 45 anni e noto massone, e sua sorella Maria Francesca, di 49, sono stati arrestati dalla Polizia Postale di Roma nel gennaio del 2017 con l'accusa di aver spiato più di 18mila persone attraverso la gestione di una rete di computer infettati con un malware chiamato "Eye Pyramid". Tra questi, compaiono gli ex premier Matteo Renzi e Mario Monti, il governatore della Banca Europea, Mario Draghi e il cardinale Gianfranco Ravasi. A cinque mesi dallo scoppio dello scandalo, la stampa nazionale non ne parla più, mentre la magistratura aspetta di avere accesso agli archivi che custodiscono le informazioni rubate e che si trovano fisicamente negli Stati Uniti. Sandro Ruotolo ha voluto fare il punto della situazione per Fanpage.it, dedicando al caso Occhionero una puntata del format di video-inchieste Italian Leaks, mettendo di nuovo sotto i riflettori il tema della sicurezza informatica.

L'inchiesta in questione nasce quando Francesco Di Maio, responsabile della sicurezza dell'Enav, l'Ente nazionale per l'assistenza al volo, riceve una mail sospetta dallo studio legale di Ernesto Staiano. "Di Maio si rende conto che questo non è un messaggio di posta elettronica come gli altri – racconta al microfono di Sandro Ruotolo il giornalista Giuliano Foschini -. Non sono i soliti che vogliono rubare i codici delle carte di credito, ma c'era una struttura Delta. E poi i fratelli Occhionero, che avevano sempre operato nell'ombra e che ora si trovavano improvvisamente sotto i riflettori. Non si tratta solo di spionaggio industriale, però. Giulio Occhionero, che per altro è un massone, vuole arrivare alla Camera e al Senato e carpire i segreti di tutte le persone che vi lavorano".

Da Caldoro a De Gregorio: la parola agli spiati illustri

Per ben sei anni i fratelli Occhionero hanno spiato migliaia di persone, con l'obiettivo di ottenere segreti e informazioni per ricattare politici e uomini della finanza. Tutti i loro dati sensibili sono finiti in due server che si trovano fisicamente negli Stati Uniti. Tra di loro, c'è anche l'ex governatore della Regione Campania, Stefano Caldoro. "In quel periodo – racconta a Fanpage.it – ero coinvolto nell'ambito della P3 per la parte dossieraggio, una cosa totalmente inventata e diffamatoria, alimentata probabilmente da false testimonianze". Anche Sergio De Gregorio, eletto a Palazzo Madama nel 2007 con l'Italia dei Valori prima di passare tra le fila del partito di Silvio Berlusconi nel 2007 e coinvolto nell'inchiesta sulla compravendita dei senatori, compare nella lunga lista degli spiati, insieme al suo addetto stampa. "Non conosco Giulio Occhionero – ha dichiarato rispondendo alle domande di Sandro Ruotolo -. Durante la mia carriera parlamentare ho lavorato a stretto contatto con gli Usa ma non credo mi spiassero per conto dell'America. Penso si tratti di una vicenda di faide di poteri interni ai servizi e alla politica. Mi dicono che sia ben protetto a livello internazionale, da chi toccherà al magistrato capirlo. Non  posso dire altro perché le notizie che ho sono solo sussurri di altri massoni".

Per chi lavorano gli Occhionero: i legami con la politica e l'ambasciata Usa di Roma

Per capire chi è davvero Giulio Occhionero e per conto di chi, se per se stesso o per terzi, abbia portato avanti l'operazione di spionaggio di cui è accusato, siamo andati a Taranto, dove si manifesta per la prima volta. Dieci anni fa, con la sua società Westlands Securities, prospetta l'ipotesi di realizzare una infrastruttura nel Porto della città pugliese per un investimento totale di 800 milioni di dollari e con la garanzia di alcune banche e dell'ambasciata Usa a Roma. "Come era Giulio Occhionero? Si presentava come un giovane ben posizionato nel mondo della finanza, dicendo di essere spinto in qualche modo dalla consigliera dell'ambasciata americana – ha raccontato al microfono di Sandro Ruotolo Michele Conte, ex presidente dell'Autorità Portuale -. All'epoca qualcuno ipotizzò che dietro l'interesse commerciale si potesse nascondere un progetto militare, dato che qui c'è anche una base Nato. L'unica cosa certa è che c'era un piano regolatore che prevedeva quell'opera ma che non poteva essere approvato con tutti i crismi del caso se non con un provvedimento specifico, che è arrivato con la Finanziaria del 2007. Nel testo c'era un comma che prevedeva che nel porto di Taranto potessero essere realizzate infrastrutture senza previsione del piano regolatore. Ma non essendoci di fatto una ipotesi progettuale rimaneva un'idea".

È davvero così facile essere spiati?

In attesa che la magistratura faccia chiarezza sul caso dei fratelli Occhionero, bisogna ricordare i dati sullo spionaggio informatico e fare attenzione ai contenuti "pericolosi" che riceviamo quotidianamente sui dispositivi connessi. Entro la fine dell'anno saranno cinque i miliardi di persone a cui potrebbero essere rubati dati sensibili da pc e smartphone attraverso virus e malware, che è diventato sempre più facile realizzare e senza che nessuno se ne accorga.

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