Si suicida a 14 anni, gli amici su Twitter: “E’ stata uccisa dal bullismo”
C'è l'ombra del bullismo sulla morte di Carolina Picchio, una ragazzina di soli 14 anni, che si è tolta la vita lanciandosi dal balcone dell'appartamento del padre, a Novara. Un tragico evento molto sentito da amici e conoscenti che su Twitter, in poche ore, hanno postato centinaia di messaggi con un comune denominatore: accuse nei confronti di chi la prendeva in giro. In poche parole, Carolina si sarebbe suicidata perché ripetutamente insultata da coetanei e compagni di scuola, tanto da provocare in lei uno stato di profonda vergogna e prostrazione. Questa la ricostruzione dei numerosi "cinguettii", sotto l'hashtag #RIPCarolina.
#RIPCarolina si è suicidata per colpa di chi la sfotteva. mi aiutate a twittarlo? basta anche un rt grazie.
—(@djstraught) Gennaio 5, 2013
#RIPCarolina chiunque l'abbia presa in giro, deve avere i sensi di colpa per tutta la vita.
—(@xpandass) Gennaio 5, 2013
#RIPCarolina la conoscevo. Aveva sempre il sorriso. E conoscevo anche chi la giudicava. E sto per finire le lacrime.
— Liam's principessa (@x_liamskidneys) Gennaio 5, 2013
Carolina aveva iniziato l’anno scolastico alle "Magistrali", poi aveva cambiato scuola, passando al "Pascal" di Romentino. La giovane viene anche ricordata per la sua bellezza e per l'essere una sportiva (tesserata Libertas Atletica Oleggio), oltre che per la sua apparente serenità. Nicoletta Cardano, docente di psicologia al "Bellini" la ricorda come una ragazza solare: «Non c'è mai stato un segnale che potesse far pensare a una cosa del genere – dice a La Stampa – .Cerco sempre un dialogo con i ragazzi, alcuni si confidano ma Carolina non mi ha mai parlato di una situazione difficile. Spero davvero che il motivo non sia legato alle malelingue. Purtroppo oggi con i social network i ragazzi sono più esposti anche a questi problemi. E chi è più sensibile rischia di prendersela in maniera così drammatica».Ma alla fine si è uccisa per «colpa di chi la sfotteva» scrivono su Twitter. Il suo cadavere è all'obitorio, a disposizione della Procura della Repubblica che ha già aperto un’inchiesta.