“Sfruttati e sottopagati”, a Torino la protesta dei corrieri del cibo in bici
È stata salutata come la nuova frontiera dei servizi di ristorazione ma dietro la consegna a domicilio con la bici dei cibi ordinati attraverso le app si nascondono ragazzi con turni impegnativi ma pagati a cottimo. È quanto denunciano gli stessi lavoratori di Foodora, l'azienda tedesca dell'App di consegna di cibo a domicilio, che per la prima sabato scorso sono scesi in strada a Torino per protestare contro la loro situazione. "Le decine di chilometri che maciniamo ogni giorno, i rischi che corriamo in mezzo al traffico, i ritardi, la disorganizzazione, i turni detti all’ultimo momento, venivano ripagati con 5 miseri euro all’ora, mentre adesso addirittura vengono pagati 2,70 euro per ogni consegna effettuata, senza un fisso con l’ovvia conseguenza che tutto il tempo in cui non ci sono ordini non viene pagato, quindi è a tutti gli effetti tempo regalato all’azienda” si legge in un comunicato diffuso dagli organizzatori della mobilitazione che ricorda inoltre come a loro carico “ci sono pure la bici, lo smartphone e le spese telefoniche, gli strumenti essenziali del nostro lavoro”.
Proprio la riduzione di paga è la goccia finale che ha scatenato la protesta. "Da mesi cerchiamo pacificamente e cordialmente di parlare con i responsabili di Foodora Italia, ottenendo in cambio solo grandi prese in giro. Di fronte all'ennesimo inasprimento delle condizioni di lavoro abbiamo deciso di aprire alla strada sindacale" hanno sottolineato infatti i lavoratori che sono tutti inquadrati come liberi professionisti che collaborano con l’azienda e non dipendenti. “Noi siamo a tutti gli effetti dipendenti di Foodora, costretti ad indossare la loro divisa, sottoposti a rapporti gerarchici, in balia delle loro decisioni e sottoposti a delle valutazioni per cui se non siamo accondiscendenti nei loro confronti ci vengono dati meno turni” contestano ancora i lavoratori che chiedono la solidarietà dei cittadini.
Dall'azienda però ribattono che, pur disponibili al confronto, non ci sono molti margini di trattativa perché quello del fattorino di cibo è un'occupazione che " deve essere considerata un secondo-terzo lavoro. Non un primo". "È un'occupazione per chi vuole guadagnare un piccolo stipendio e ha la passione per andare in bicicletta. Non un lavoro per sbarcare il lunario” ha sottolineato infatti Gianluca Cocco, co-managing director di Foodora Italia, aggiungendo: "L’azienda si è sempre resa disponibile al dialogo diretto. Di fatto la start up, che opera sul mercato italiano da un anno, è un generatore di opportunità soprattutto per i giovani, nella maggior parte studenti, che possono gestirsi la collaborazione con totale flessibilità”. risposte che non son piaciute ai lavoratori che insistono: "Va da sé che lo stato di agitazione verrà mantenuto finché non otterremo ciò che vogliamo e lo declineremo di volta in volta nelle forme e nell’intensità più consone". Intanto alcuni lavoratori denunciano che l'azienda ha bloccato i loro accesso al gruppo WhatsApp interno e sospeso il profilo personale dell’app che serve a dare le disponibilità e candidarsi per il turno.