La dirigente scolastica di un istituto scolastico romano che comprende quattro asili e una scuola elementare, alcuni giorni fa si è fatta lo scrupolo di mandare una circolare a tutti i genitori mettendoli in grande allarme: si voterà entro breve un emendamento proposto dall'on. Giovanna Martelli del Pd che comporterebbe una grave ingerenza nell'educazione sessuale che le famiglie vorrebbero dare ai propri figli. La lettera è stata mandata giusto prima della manifestazione di oggi, con una – gravissima – tempistica da volantino di propaganda. E alla fine di questa, la preside rimanda a un sito che disinforma e che sta trasmettendo il Family day, dei cattolici e altri anti-tutto, in piazza a Roma.
In realtà ogni genitore che ha i propri figli in questo complesso scolastico dovrebbe semmai mettersi in allarme per il fatto che una persona così – pericolosamente – disinformata e ideologizzata sia a capo di un'istituzione scolastica pubblica. Per ora, e vedremo in seguito, il sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone, ha smentito qualsiasi forma di emendamento gender, e annuncia che manderà un'ispezione all'Istituto.
“Il ddl in esame al Senato in questi giorni parla di educazione alla parità tra i sessi, prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni. Non vedo come questo potrebbe danneggiare gli studenti, i docenti e le famiglie italiane. Sono cose che le scuola dovrebbe insegnare a prescindere, per sua natura, se vuole educare cittadini consapevoli”.
La circolare diffusa dalla preside è un crescendo di inesattezze: “i mezzi di informazione non stanno informando abbastanza”, dice. Semmai è l'esatto contrario: non si fa che cercare di smontare l'invenzione di quella che viene chiamata “l'ideologia gender” di cui abbonda la rete, ma che non esiste. Tecnicamente si tratta di una bufala, e come tale rimbalza ovunque, ingrandendosi a valanga di nuove opinioni, tutte lecite, ma prive di scientificità, di osservazione, di statistiche, di fondamento. E' gravissimo che la preside la prenda per vera, e che la diffonda. Dice la circolare:
“Secondo la teoria gender, il genere maschile e femminile sono imposizioni culturali della società che non riguardano la natura umana: ogni individuo nascerebbe “neutro” rispetto all'identità di genere che sceglierà da sé”.
E' sicuramente vero che esistono dei “gender studies” sul genere "maschio" e "femmina" e che questi stanno informando tutte le direttive europee e internazionali impegnate nella lotta alla violenza di genere (e per il progresso dei popoli anche), ma è altrettanto vero che questi studi non negano affatto la diversità naturale e biologica né, come la preside va dicendo, "la rendono neutra”, semmai includono, come dato reale, gli orientamenti sessuali, escludendo che omosessuale sia frutto di un' “educazione” o di una “malattia”. Il che è un bel po' diverso. Questi studi – suffragati da statistiche e dati scientifici – si limitano ad osservare l'evidenza, e a capire conseguenze e ricadute sociali di una sovrastruttura culturale. Il genere (non il sesso) si connota di caratteristiche sociali e culturali che gli sono state storicamente attribuite. Isolare tali caratteristiche culturali avrebbe il solo (utile) fine di eliminare – ad esempio – gli stereotipi ghettizzanti, che fragilizzano o rendono violenti “per tradizione culturale e non per scelta” il genere maschio/femmina.
Ad esempio, se una bambina cresce “segregata” in spazi rosa, figurine di principesse, ruoli di accudimento di bambole, perché culturalmente si è pensato che questo fosse giusto per costruire la sua identità, se viene condannata anche dai manuali scolastici stessi a un destino (es: la mamma è sempre in casa che stira, il papà fuori che lavora), e dalla famiglia stessa, non significa, che rinunciando a questo, per converso, domani diventerà un maschio e diventerà lesbica, ma che impara a discernere le “convenzioni” magari dettate dal mercato o da una cultura ancorata a degli schemi patriarcali (la donna a casa, il maschio che pensa il mondo e lo guida). L'educazione “gender” serve solo a smontare una costruzione culturale imposta. Non a imporre una nuova. Nessuno deve insegnare o imporre un destino perché sei un maschio o una femmina. Né le famiglie (sarebbe auspicabile) né la scuola che, semmai, deve fornire strumenti critici per capire. Se in casa dicessero a una bambina che “dovrà fare figli e non lavorare perché è donna”, se questa bambina sapesse per tempo che quella è una convenzione culturale, potrà facilmente scansarla e optare magari per qualcosa che la renderà più libera, e non soggiogata o limitata nelle scelte. Allo stesso modo un maschio, se per affermare la sua identità viene relegato in ruoli di sopraffazione, secondo uno schema appunto culturale da “maschio”, se il suo futuro ambiente di adulto non sarà abbastanza solido e culturalmente contenitivo potrebbe dare per scontato che affermare l'identità sia, ad esempio, picchiare la moglie, o la compagna.
Gli esempi sono infiniti. Asserire che l'unica famiglia sia quella tradizionale e escludere dalle nozioni di realtà l'infinita varietà di famiglie esistenti oramai da tempo, significa rappresentare a priori, una dimensione di ciò che è giusto o non è giusto. Dire: “esiste questo e non è strano” non è un'imposizione. Né un' ideologia. E' una presa in esame del principio di realtà. Dire: “questa è la sola famiglia che deve essere presa in considerazione” è invece un'imposizione che non tiene conto della società come è mutata. Questa sì che è un'ideologia. Quella in piazza San Giovanni a Roma è appunto solo ideologia: stanno distinguendo cosa è giusto cosa è sbagliata. Cosa si deve, cosa non si deve. Secondo loro. La spregiudicata preside dell'istituto romano fa anche di peggio: compia incolla sulla circolare per genitori, la riduzione decontestualizzata dal documento dell'Oms, distribuita dai siti che meglio disinformano, su un "terribile insegnamento e inziazione al sesso".
– da 0 a 4 anni: masturbazione infantile precoce
– da 4 a 6 anni: masturbazione, significato della sessualità: il mio corpo mi appartiene. Amore tra persone dello stesso sesso, scoperta del proprio corpo e dei propri genitali.
– da 6 a 9 anni : masturbazione, autostimolazione, relazione sessuale , amore verso il proprio sesso, metodi contraccettivi.
– da 9 a 12 anni : masturbazione, eiaculazione, uso dei preservativi. La prima esperienza sessuale. Amicizia e amore con partner dello stesso sesso.
– da 12 ai 15 anni : riconoscere i segni della gravidanza, procurarsi dei contraccettivi dal personale sanitario. Come fare coming out.
– dai 15 anni in poi diritto all'aborto, pornografia, bisessualità, asessualità.
Può mai l'Oms aver detto queste cose in questo modo? O è frutto di qualcuno in preda al panico alla parola "sesso", e che può fare solo altri danni?
Però c'è un punto – involontario – di verità. C'è sicuramente una questione che deve sollevare allarme.
L'educazione sessuale nelle scuole è sciuramente auspicabile perché è sempre più elevato il livello di omofobia, la violenza di genere,come è sempre più elevato il numero delle adolescenti che abortiscono senza dire nulla ai genitori perché nessuno ha mai spiegato l'importanza del preservativo, e cosa sia un aborto. E' vero che il numero di adolescenti che si prostituisce è sempre più elevato, che giovanissimi si “iniziano” al sesso da soli (le famiglie solo raramente parlano di sesso) e solo con youporn scambiandolo per lezioni di sesso, e invece sono lezioni di uso e consumo del corpo e di irrealtà, ma la grande questione che si pone è un'altra: se questi sono i dirigenti scolastici, se il livello di disinformazione è così elevato, ove mai la riforma aprisse a una qualche forma di educazione al genere e al sesso, chi avrebbe veramente le competenze per farlo? Come si istruiscono gli educatori? Siamo sicuri che professori e professoresse in preda al panico sessuale saprebbero fornire una qualche spiegazione?