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Opinioni

Settore costruzioni, la crisi resta profonda

Il 2012 è stato un anno pesante per l’industria, drammatico per il settore costruzioni. Occorre cambiare marcia ma dalla politica non giungono indicazioni nè aiuti al cambiamento. Peccato perchè l’Italia ha ancora molti talenti.
A cura di Luca Spoldi
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Emilio_Bianchi_Direttore di Senaf

La famosa “luce in fondo al tunnel” si fa fatica a vederla in generale in Europa e in particolare in Italia, dove come noto il Prodotto interno lordo è calato lo scorso anno del 2,7% e se andrà bene riuscirà a stento ad agguantare un pareggio o uno stiracchiato 0,1%-0,2% di crescita a fine anno. Con punte di crisi evidenti in almeno due dei settori un tempo “portanti” della nostra economia, l’industria e le costruzioni. Se del primo comparto già si è scritto su Fanpage , del secondo ha offerto una fotografia impietosa l’Istat segnalando oggi come nel 2012 il settore edilizio abbia registrato un crollo della produzione del 14%, un dato peggiora anche rispetto a quello del 2009 (-11,4%) in piena crisi economico-finanziaria mondiale.

Commentando i dati odierni Emilio Bianchi, direttore di Senaf (società che organizza Expoedilizia, la fiera internazionale per l’edilizia e l’architettura che si terrà a Roma dal 21 al 24 marzo prossimi) ha sottolineato come “le proteste dei giorni scorsi a Milano unite ai dati preoccupanti diffusi dall’Istat danno una chiara fotografia della realtà che queste aziende stanno vivendo”. Un segnale, per Bianchi, “che occorre trovare al più presto una soluzione  per il rilancio del comparto”. Cambiare, dunque, è necessario, ma come? Una spinta al cambiamento secondo il manager dovrà partire anche dalle imprese stesse, ferme, secondo quanto emerge dall’ultimo Osservatorio di Expoedilizia, “su posizioni attendiste.  Si tratta per la maggior parte di piccole e medie imprese che hanno bisogno non solo di essere sostenute sotto il profilo economico-finanziario, ma soprattutto di essere indirizzate verso concrete opportunità di business, come ad esempio  l’offerta di servizi legati alle energie rinnovabili e all’efficientamento degli edifici”.

Provvedimenti questi ultimi da cui, secondo l’Osservatorio, “oltre la metà delle imprese si aspetta un aumento del fatturato che arriva fino al 40%”. Un’edilizia più “verde” e più energeticamente efficiente che farà bene all’occupazione e al Paese. Ma anche in questo caso la campagna elettorale più brutta degli ultimi 20 anni non offre risposte alla domanda di soluzioni alla crisi che viene dal paese. Giunti alle ultime battute (per fortuna), si nota anzi una crescente e irrisolta incongruenza di fondo: le regole del voto prevedono un voto al singolo partito o movimento (è nulla la scheda che veda segni apposti dall’elettore su più simboli, o l’indicazione del nome di uno o più candidati, o un segno apposto su un intero raggruppamento e non sul singolo simbolo di partito), i futuri senatori e deputati sono di fatto “eletti al buio” non solo, come accusano alcuni, nel caso del M5S ma di tutte le liste, perché di fatto essendo presenti candidati su molteplici colleghi chi verrà eletto nel vostro specifico collegio non è detto sia il capolista o il secondo o terzo nome della lista (dipendendo da quali collegi ogni eletto sceglierà nel concreto in caso di elezione in più di un collegio).

Tutto insomma sembra indirizzato a un voto “spersonalizzato” in cui dovrebbero contare le idee e i programmi, dunque le soluzioni diverse che, pur nell’ambito di importanti vincoli interni (interessi corporativi di ogni genere, quadro demografico, impegni già assunti, diritti o presunti tali da garantire) ed esterni (pattuizioni internazionali, in particolare in ambito Ue, evoluzione dell’economia mondiale, eventuali incognite geopolitiche), ciascun partito propone per superare la crisi, tutelare per quanto possibile lo “stato sociale”, ridefinire meglio lo stesso, i suoi costi e le sue prestazioni, far ripartire la crescita. Invece la campagna elettorale ha assunto toni personalistici, ha parlato soprattutto al passato, ha visto la maggior parte dei candidati chiedere un “voto utile” senza spiegare perché un voto dovrebbe essere più utile di un altro a priori.

Purtroppo vincono in Italia le discussioni su di chi sia la colpa di questo stato di cose e quali alleanze dopo il voto potranno essere messe in campo per non incorrere in una (sempiterna e ricorrente) situazione di ingovernabilità, si invocano o ci si fa beffe, a parole, dell’eventuale “sanzione” dei mercati finanziari. Ma di soluzioni concrete ne emergono poche o nulle: chi vi metterà in condizione di ottenere un lavoro? Chi farà sì che le banche possano tornar a concedervi un prestito o un mutuo, chi tutelerà il vostro tenore di vita una volta in pensione? E come otterranno simili obiettivi? Il silenzio è d’oro, dicono. Ma a volta il silenzio sa di sonno profondo o letago, per non dire di peggio. Il che per un sistema economico e sociale è una minaccia da sventare con l’impegno di tutti, tanto più che in Italia i talenti e le risorse esistono ancora, anche se non sempre hanno occasione di emergere, non siete d’accordo?

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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