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“Sette opere per la Misericordia”: a Napoli l’arte contemporanea dialoga con Caravaggio

Fino al 13 aprile 2016 il Pio Monte della Misericordia di Napoli ospita “Sette opere per la Misericordia”: una mostra che rilegge il tema della misericordia attraverso le opere di grandi artisti contemporanei come Anish Kapoor e Olaf Nicolai. Un dialogo suggestivo fra l’attualità e la tradizione pittorica custodita nella chiesa del Pio Monte: ad affiancare la mostra infatti, l’intensa evocazione della misericordia dipinta da Caravaggio. Un’opera simbolo, che rischia di essere (temporaneamente) sottratta alla città.
A cura di Federica D'Alfonso
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Sette opere di Misericordia, Caravaggio (1606-07), Pio Monte della Misericordia, Napoli
Sette opere di Misericordia, Caravaggio (1606-07), Pio Monte della Misericordia, Napoli

Dal 13 febbraio al 13 aprile 2016 il Pio Monte della Misericordia di Napoli ospita la IV edizione del progetto "Sette opere per la Misericordia": il fulcro dell'evento è l'esposizione dei lavori di sette artisti contemporanei, che hanno donato un'opera che descrive il tema della misericordia in tutte le varie accezioni che il termine può assumere. Antonio Biasiucci, Roberto Caracciolo, Piero Golia, Rachel Howard, Anish Kapoor, Henrietta Labouchere e Olaf Nicolai: le loro opere saranno esposte per tre mesi nella chiesa del Pio Monte della Misericordia, tessendo un filo rosso fra l'arte contemporanea e l'opera di uno dei più grandi maestri del passato, Caravaggio. Nel complesso monumentale nel cuore del centro storico di Napoli è infatti conservata una delle tele più significative dell'artista: le "Sette opere di Misericordia", dipinta nel 1606. Simbolo unico e indiscusso del Pio Monte e di Napoli, che rischia di essere strappato (seppur temporaneamente) alla città.

Sette opere per la misericordia

L'antico e il contemporaneo s'incontrano per il quarto anno consecutivo sul tema della misericordia, grazie al progetto nato nel 2011 da un'idea di Maria Grazia Leonetti Rodinò, consulente per il patrimonio storico-artistico del Pio Monte, a cura di Mario Codognato. Per questa quarta edizione, il compito degli artisti coinvolti è stato quello di interpretare il tema della misericordia, lo stesso incarico che fu affidato quattrocento anni fa a Caravaggio.

Per Henrietta Labouchere gli oggetti abbandonati dai migranti nei centri di accoglienza diventano la versione contemporanea delle reliquie dei Santi, mentre Olaf Nicolai trasforma uno strumento di soccorso in un'opera d'arte con l'installazione "Coperta di salvataggio (7 unità)", utilizzando una coperta di emergenza di quelle distribuite dai governi e dalle organizzazioni umanitarie a quanti sbarcano sulle nostre coste attraversando il Mediterraneo.

Accanto ad artisti internazionali come Anish Kapoor e Rachel Howard anche l'arte fotografica partenopea di Antonio Biasiucci. Nato a Dragoni, comincia giovanissimo un lavoro sulle periferie urbane di Napoli, dove si trasferisce a soli vent'anni, e contemporaneamente lavora ad una significativa ricerca sulla memoria personale, fotografando riti, ambienti e persone del suo paese nativo. L'intera produzione dell'artista sarà segnata da quest'impronta fortemente autobiografica, che però attraverso la fotografia si trasforma sempre in qualcosa per l'altro: come per l'altro è il suo progetto, portato avanti in questi anni, di insegnamento nelle scuole e di laboratori negli ospedali psichiatrici.

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Le "Sette Opere" di Caravaggio

Dar da mangiare agli affamati
Dar da mangiare agli affamati

Il decumano maggiore, la strada che taglia in due il centro storico di Napoli, si apre all'improvviso in una piccola piazza: lì sorge il Pio Monte della Misericordia, che nasce come istituzione benefica, tra le più antiche e ancora oggi attive della città. Un piccolo angolo di storia, ma anche di arte, che conserva alcuni dei tesori più preziosi dell'arte di tutti i tempi: la tela delle "Sette opere di Misericordia" di Caravaggio, eseguita durante il primo soggiorno a Napoli del pittore lombardo. L'opera è conservata nella chiesa del complesso monumentale, sull'altare maggiore.

La camera scura è trovata all'imbrunire, in un quadrivio napoletano sotto il volo degli angeli lazzari che fanno la "voltatella" all'altezza dei primi piani, nello sgocciolio delle lenzuola lavate alla peggio e sventolanti a festone sotto la finestra da cui ora si affaccia una "nostra donna col bambino", belli entrambi come un Raffaello "senza seggiola" perché ripresi dalla verità nuda di Forcella o di Pizzofalcone.

La scena sembra ambientata in un tipico vicolo popolare di Napoli, e rappresenta la virtù divina che si fa carne attraverso sette diversi personaggi. "Seppellire i morti", "visitare i carcerati", "vestire gli ignudi", "dare da bere agli assetati" e "ospitare i pellegrini": un quadro denso di pathos e significati, talvolta fraintesi per il loro carattere popolare e decisamente slegati dalla classicità dell'epoca, che raffigura attraverso affascinanti simbologie il tema della misericordia.

"L'opera di Caravaggio resti dov'è"

Un'opera, quella di Caravaggio, che dà senso compiuto anche all'architettura e al contesto che la circondano: la chiesa, e gli altri quadri in essa conservati, costituiscono un unicum di rappresentazione inscindibile. Nel 1613 i Deputati fondatori del Pio Monte stabilirono la "perpetua inamovibilità" del dipinto in quanto la stessa Cappella, sul cui altare maggiore è conservato, è stata realizzata in funzione del capolavoro del Caravaggio: un dato storico che diviene oggi, a quattro secoli di distanza, importantissimo al fine di preservare la memoria storico artistica del Pio Monte di Misericordia.

In occasione di una mostra in programma alle Scuderie del Quirinale infatti, la tela seicentesca dovrebbe essere temporaneamente rimossa e trasportata a Roma: una circostanza che numerosi membri dell'associazione Italia Nostra di Napoli, per la salvaguardia e la conservazione dell'ambiente e del territorio, non ritengono attuabile. In un appello al capo dello Stato pubblicato lo scorso 12 febbraio sul Corriere del Mezzogiorno, i firmatari hanno richiesto che l'ipotesi del trasferimento dell'opera a Roma venga rivalutata:

Signor Presidente, Le rivolgiamo un accorato appello affinché il famoso quadro "Le opere di Misericordia", dipinto da Michelangelo da Caravaggio nel 1606 per la Cappella del Pio Monte della Misericordia di Napoli non venga improvvidamente trasferito nei prossimi mesi per una Mostra a Roma nelle Scuderie del Quirinale. Analoga richiesta è avvenuta nel 2014 da parte della Expo di Milano, ma in seguito alla ferma protesta dei maggiori storici dell’arte il trasferimento del dipinto non venne consentito dal ministro delle Belle Arti, Dario Franceschini. Confidiamo pertanto nel Suo autorevole intervento per evitare lo sradicamento anche temporaneo del grande quadro dal suo contesto. La Cappella è peraltro aperta al pubblico ed è molto visitata dai turisti presenti a Napoli. Con la più viva stima. Firmano: Ferdinando Bologna, Giuseppe Galasso, Aldo Masullo, Aurelio Musi, Ida Maietta, Gerardo Marotta, Alvar Gonzales Palacios, Tomaso Montanari, Paolo Isotta, Valentina Russo, Renato Ruotolo, Gennaro Toscano e Antonio Gargano.

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