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Sesso con allievo. La prof di Prato non vive più col marito: “Ha iniziato percorso psicologico”

Oggi al tribunale del riesame di Firenze l’udienza per decidere sulla revoca degli arresti domiciliari per donna che ha avuto un figlio da un ragazzino. Attualmente vive col bambino, mentre il marito è con l’altro figlio in un’altra abitazione. La 31enne è accusata di violenza sessuale per induzione e atti sessuali con minori.
A cura di Biagio Chiariello
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È cominciata stamane l’udienza presso il Tribunale del Riesame di Firenze a carico della prof di Prato, accusata di violenza sessuale per induzione per aver avuto rapporti sessuali con un minore, da cui ha avuto anche un figlio. Entro cinque giorni i giudici dovranno stabilire se la donna potrà tornare in libertà, come chiedono i suoi legali, o se resterà agli arresti domiciliari come ha disposto il gip di Prato, Alessandra Scarlatti. "La nostra assistita ha iniziato un percorso psicologico da un esperto che la deve affiancare, uno psichiatra – hanno spiegato i due legali della donna, Mattia Alfano e Massimo Nistri – inoltre ha necessità di seguire il figlio più piccolo che ha pochi mesi, in modo completo, non solo in casa ma anche all'esterno". Davanti ai giudici, la 31enne ha fatto breve una dichiarazione spontanea, ribadendo quanto già dichiarato durante gli interrogatori – il primo dell’11 marzo e l’interrogatorio di garanzia della scorsa settimana – ovvero che il minore aveva 14 anni quando relazione è iniziata. Tuttavia, dagli indizi raccolti non sembrerebbe così, poiché pare che la coppia avesse cominciato a vedersi dall’aprile 2017 quando il ragazzo andava a casa della donna per le lezioni private.

Attualmente 31enne di Prato e suo marito "vivono in alloggi separati, lui con il figlio maggiore e lei con quello nato dalla relazione con il ragazzino" aggiunto l’avvocato Nistri. L’uomo avrebbe riconosciuto il bambino nato la scorsa estate pur sapendo di non esserne il padre: per questa ragione risulta indagato dalla procura e  accusato di "alterazione di stato": secondo quanto stabilito dal codice penale, chi denuncia come proprio un figlio altrui consapevolmente, può essere punito con la reclusione da 3 a 10 anni. La versione dei fatti del minore sarà acquisita in incidente probatorio il prossimo 15 aprile.

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