Sesa, la Guardia di finanza indaga e i sindaci della Bassa padovana si ribellano al compost
Scattano le indagini della magistratura in Veneto dopo l'inchiesta del team investigativo Backstair di Fanpage.it sulla Sesa, municipalizzata dei rifiuti di Este attiva nel business dei rifiuti. La Procura di Padova ha dato ordine alla Guardia di finanza della città del Santo di indagare su quanto emerso negli ultimi giorni sugli organi di stampa. Massimo riserbo per il momento da parte degli investigatori sulla natura e il merito delle indagini.
Nel frattempo, mentre la sindaca di Este, proprietaria al 51% della Sesa, si è rifiutata di parlare con i giornalisti, i suoi colleghi dei comuni limitrofi hanno preso delle posizioni nette in merito al problema del compost nella bassa padovana.
Elvy Bentani, sindaco di Solesino, dopo il "caso Sesa" ha firmato un’ordinanza per prevenire l’inquinamento dei terreni nel comune. L’azione – dice il sindaco in una nota – si è resa necessaria “per evitare situazioni di pericolo per la salute pubblica derivate dallo spargimento di compost prodotto a livello industriale, frammisto ad altre sostanze non autorizzate”.
Nel mentre, anche nel vicino comune di Sant'Elena si preparano a una battaglia contro il digestato. Così il consigliere Stefano Bertazzo: "Abbiamo preparato una mozione da presentare al prossimo Consiglio per chiedere l'applicazione dell'ordinanza anti sversamenti anche nel nostro territorio. È ora di mettere dei paletti".
Ad Este, nel frattempo, sono in molti ad alzare la voce chiedendo chiarimenti alle autorità sulle problematiche sottolineati dall'inchiesta di Fanpage.it. Il gruppo del Movimento 5 Stelle in Comune ha chiesto le dimissioni della sindaca Gallana sostenendo che: "Le dimissioni di Ghedin non bastano, serve salire nella piramide del sistema politico, serve un passo indietro di chi ha avuto un ruolo di vertice in materia di salute e ambiente: devono dimettersi la Sindaca di Este e/o l'assessore all'ambiente Sergio Gobbo".
Lo stesso invito arriva anche dalla lista civica Civiche d'Este e dal gruppo politico "L'altra Este".
A livello regionale, invece, il Movimento 5 Stelle, in Consiglio ha dichiarato: “Chi dovrebbe proteggerci e controllare, rappresenta al contrario il primo pericolo. Perché oggi il nemico è chi dovrebbe fare i controlli e non sta facendo nulla: in particolare le istituzioni regionali che dovrebbero proteggerci ed invece lasciano fare agli inquinatori, magari girandosi dall’altra parte e attaccando. Il messaggio dev’essere chiaro: fuori i partiti dall’ambiente. Il risultato della loro gestione – continua la nota del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale del Veneto – è sotto i nostri occhi: togliamo subito la nomina delle Arpa regionali, i controllori ambientali, alla politica. Oggi rischia di costituire uno dei banchetti di spartizione dei partiti: il risultato è il record costante di morti ed inquinamento".
Sulla stessa linea Francesca Businarolo, deputata del Movimento 5 Stelle, che ha così commentato l’inchiesta pubblicata da Fanpage.it: “Inquietante nel metodo, preoccupante nel merito, dato che stiamo parlando di servizi ambientali”. “La Sesa è un’azienda partecipata, – continua la nota dell'onorevole Businarolo – il cui socio principale è pubblico ossia il comune di Este. Ecco perché un comportamento del genere, seppur da parte del socio privato, che detiene comunque un’importante quota aziendale, dovrebbe destare più di un interrogativo. E qualcuno dovrebbe provvedere a una risposta. Mi auguro che certe proposte indecenti vengano rigettate da una stampa degna di questo nome. Sono aziende la cui attività ha alto impatto sul territorio e conseguenze sulla salute pubblica: davanti ad episodi del genere non possiamo chiudere gli occhi”.
Il Senatore M5S Giovanni Endrizzi, il consigliere regionale M5S Manuel Brusco e il deputato M5S Raphael Raduzzi hanno affidato ad una nota comune la loro richiesta di maggiori controlli da parte della regione Veneto: "L'inchiesta di Fanpage punta il faro su uno dei tanti angoli bui in cui la politica, cercando di fare meno rumore possibile, invade il business emergente della Green Economy. Prima erano gli inceneritori, oggi il biometano, l’eolico e il mini eolico, il “mini-idro” (che qui in Veneto vede svenduti i nostri corsi d’acqua), ora emerge il compost. La Lega sta tessendo una ragnatela di interessi nel controllo delle partecipate a livello amministrativo e, a livello legislativo, nelle commissioni di parlamento e regioni. In Veneto – continua la nota dei pentastellati – ora vogliamo sapere se e quali controlli sono stati fatti su ettari ed ettari di terreni sottratti all’agricoltura e usati di fatto come digestori/discariche a cielo aperto; quali sono le possibili ricadute sulla salute dei cittadini e dell’ambiente; e, infine, perché Zaia ha ignorato gli allarmi dei comitati e del M5S in tutti questi anni".
L'azienda municipalizzata Sesa ha replicato al polverone sollevato dall'inchiesta di Fanpage.it tramite il suo presidente Renesto Leonardo che sul Gazzettino di Padova afferma: “Dai controlli effettuati sui nostri laboratori non sono mai emerse irregolarità. Vendiamo il compost alle aziende biologiche. I campioni contestati potrebbero aver intercettato tracce di combustibile dai mezzi usati per trasportare il compost". Mentre sui finanziamenti alla Lega aggiunge: "Biogreen è una azienda diversa da Sesa e non c’è niente di male se l’azionista privato decide di finanziare un partito in modo trasparente”. E infine sull’offerta fatta nei confronti di Fanpage.it: "Non si tratterebbe di un tentativo di controllo dell’inchiesta ma di una azione che rientra a pieno titolo nelle strategie comunicative”.