Sequestratrici, killer e capoclan: chi sono le 10 donne criminali più pericolose d’Italia
Sequestratici, killer dal grilletto facile, manager della mala e matriarche del traffico di droga: queste le donne che hanno dominato lo scenario del crimine italiano. In un mondo dalle strutture conservative come è quello della malavita italiana, per secoli territorio esclusivamente maschile, sono poche le figure femminili di spicco, tuttavia in alcuni casi hanno retto vero e propri imperi criminali. È stato così per Rosetta Cutolo, che guidò la Nuova Camorra organizzata dopo l’arresto del fratello Raffaele, e per Nella Serpa, detta la “bionda”, capoclan di una potente famiglia calabrese. In altri casi le donne hanno avuto ruoli strategici e d’azione, come la rapitrice dell’Anonima Sequestri, la sarda Elsa Sotgia, o la killer della camorra napoletana, Cristina Pinto, che con la sua 38 special è stata uno dei killer più temibili della scena napoletana.
Cristina ‘Nikita' Pinto, la killer del Rione Traiano
Cristina Pinto, è la prima donna killer della camorra napoletana. Giovanissima, si affilia al clan del Rione Traiano diventando la compagna del boss Mario Perrella. Dimostra da subito una grande abilità a maneggiare le armi tanto che viene sempre collocata all'interno dei gruppi di fuoco nella sanguinosa faida con il clan rivale dei Puccinelli. Partecipa a sparatorie e agguati e quando il suo compagno viene arrestato comincia ad amministrare le finanze del clan per suo conto, diventando la nuova boss. Viene arrestata a 22 anni nel 1992. Diventata collaboratrice di giustizia, ha dovuto rispondere anche dell'omicidio di Nunzio De Pandi, undici anni, ucciso da un proiettile vagante mentre tornava a casa con i genitori.
‘Nonna eroina', la matriarca narcos
Angela Russo, detta ‘Nonna eroina' fu arrestata nel 1982 all'età di 74 anni, insieme ai figli e alle nuore. Inizialmente le forze dell'ordine pensavano che fosse stata incaricata di trasportare la droga dai complici (figli e nuore), ma si scoprirà poi che era proprio la Russo a detenere il controllo del traffico da Palermo verso il resto dell'Italia. Fu il figlio Salvino, divenuto collaboratore di giustizia, ad accusare l'anziana, svelandone il ruolo chiave.
Elsa Sotgia, la rapitrice
Ha trascorso 15 anni in carcere dopo una condanna per rapimento, Elsa Sotgia faceva parte della Anonima Sequestri che negli anni Settanta-Ottanta mise a segno una serie di rapimenti eccellenti a scopo di estorsione. È finita in carcere per il caso del commerciante Salvatore ‘Pupo' Troffa, sequestrato nel 1978 e tenuto in ostaggio per più di 8 mesi. L'esercente fu rilasciato su pagamento di un riscatto di 900 milioni di vecchie lire. Dopo aver scontato la sua condanna la Sotgia ha scelto di vivere in strada da clochard.
Nella Serpa, ‘la bionda' della mala calabrese
Omicidio, tentato omicidio, estorsione, associazione a delinquere di stampo mafioso: queste le accuse che hanno portato in carcere in regime 41bis, la boss Nella Serpa, detta ‘la Bionda', alla guida dell'omonima cosca della ‘ndrangheta di Paola (Cosenza). È la prima capoclan cosentina condannata all'ergastolo.
Maria Licciardi, la ‘principessa'
È la sorella di Gennaro Licciardi, detto ’a Scigna, capo storico del clan omonimo che per anni si è conteso l'egemonia con le altre famiglie, nel quartiere di Secondigliano, a Napoli. L'ordine di cattura nei suoi confronti fu emesso nel 1999, ma Anna Maria – da tutti chiamata ’a Piccerella per la sua statura minuta – riuscì a sottrarsi all'arresto, al contrario di suo marito, Antonio Teghemiè, detto “ James”, che fu arrestato nel corso di quel blitz. I pentiti la descrivono come una donna dura e determinata, capace di calcolare con gelida precisione alleanze e eliminazioni. Per anni è stata la "cassiera" del clan e colei che decideva la vita e la morte nel ‘Terzo Mondo‘. Quando, nel 1997, suo nipote Vincenzo Esposito, detto “ il Principino”, fu ammazzato a vent’anni dai sicari del clan dei Di Lauro, per uno scambio di persona, ‘a Piccerella' ordinò un'autentica strage. Latitante per due anni – durante i quali fu inclusa nella lista dei trenta criminali più ricercati d’Italia – venne arrestata nel 2001. Ha scontato dieci anni di carcere per associazione mafiosa. Tra le donne di camorra è conosciuta come "La principessa", per il suo contegno austero.
Rosetta Cutolo
Sorella maggiore di Raffaele Cutolo, il boss della Nuova Camorra Organizzata, è stata reggente del clan fondato dal ‘professore' di Ottaviano durante la reclusione del fratello. Si occupava di amministrare gli introiti provenienti dall'imposizione del ‘pizzo' e di versare la quota alle famiglie degli affiliati detenuti. Nel 1981 riuscì a sfuggire a un blitz nel castello mediceo di Ottaviano, dopo un summit di camorra a cui era presente anche un politico della Democrazia Cristiana. Rosetta intraprese la sua latitanza aiutata don Giuseppe Romano, sacerdote confessore della famiglia. L'8 febbraio 1993 si costituì. Ha scontato sei anni di carcere per associazione mafiosa e vive tuttora a Ottaviano.
Maria Filippa Messina Denaro
Arrestata nel febbraio del 1995 mentre prima che mettesse a segno la strage del clan rivale, è stata la prima donna condanna al regime di carcere duro 41bis. È la sorella di Matteo Messina Denaro, l'imprendibile boss latitante dal 1993 accusato di associazione mafiosa, omicidio, strage, devastazione. Maria Filippa ha preso il posto del marito Antonino Cinturino, capo della cosca di Calatabiano, quando questi è finito in carcere. Il trattamento carcerario cui la boss è stata sottoposta è stato particolarmente duro. Maria Filippa Denaro ha sempre rifiutato di collaborare con la giustizia.
Anna Mazza, ‘ a signora' di Afragola
Classe, 1937, vedova del boss di Afragola, Gennaro Moccia, è stata la prima donna condannata per associazione criminale. ‘A signora', così era conosciuta la moglie del capoclan, aveva assunto la reggenza della cosca dopo la morte del marito, gestendo il racket nell'hinterland napoletano fino al suo arresto, nel 1987, insieme alla figlia Teresa di 26 anni.
Raffaella D'Alterio, ‘a Miciona'
Raffaella D'Alterio, 52 anni di Qualiano, è stata arrestata il 26 giugno del 2012. È reclusa in regime 41 bis dal 25 giugno scorso, dopo la condanna per gli omicidi di Antonio Sarappa e Carmine Starace. La D'Alterio, detta ‘a Miciona' ed è ritenuta responsabile anche dell‘omicidio del marito, il boss di Qualiano Nicola Pianese, detto ‘O Mussuto' che la donna avrebbe ucciso per prendere il comando della cosca. A sua volta il marito aveva progettato di uccidere la moglie e scioglierla nell'acido. La sua ascesa al potere ha provocato la ‘scissione' di una costola del clan capeggiata da Paride De Rosa, che ha ritagliato una fetta autonoma negli affari criminali dell'hinterland napoletano. Dopo aver ucciso il marito, la boss ha iniziato una convivenza con Fortuna Iovinella, diventata sua compagna e braccio destro. Insieme hanno condotto la guerra contro i Pianese-D'Alterio per il controllo delle attività illecite sul territorio.
Immacolata Capone, la boss giustiziata
Vicinissima ad Anna Mazza, era la vedova di un esponente di spicco del clan Moccia, Giorgio Salierno e lei stessa un'esponente di rilievo della cosca del Napoletano. Fu uccisa a Sant'Antimo, nell'hinterland partenopeo, nel corso di un agguato. I sicari la rincorsero prima in auto e poi a piedi e la freddarono in un negozio dove la camorrista aveva cercato rifugio.