Sentenza Meredith: dall’omicidio alla nuova condanna per Amanda e Sollecito
Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono colpevoli dell’omicidio di Meredith Kercher. Questa è la verità stabilita dai giudici della Corte d’Appello di Firenze. Dopo quasi dodici ore in camera di consiglio è arrivata nella tarda serata del 30 gennaio 2014 la sentenza che ha cancellato l’assoluzione del processo di secondo grado. L’appello bis disposto dalla Corte di Cassazione per l’omicidio della studentessa inglese si è concluso con una sentenza di condanna a 28 anni e 6 mesi per l’americana Amanda Knox e a 25 anni per l’italiano Raffaele Sollecito. Nessuna misura cautelare per la prima, divieto d’espatrio e ritiro del passaporto per il secondo in quanto i giudici hanno ritenuto che Sollecito abbia sviluppato supporti logistici in Paesi con i quali l’Italia non ha trattati di estradizione. La misura cautelare non è stata disposta per la Knox in quanto la corte non ha ravvisato il pericolo di fuga essendo la ragazza “legittimamente” residente negli Stati Uniti. Rispetto alla sentenza di condanna di primo grado che era stata emessa nel dicembre 2009 dalla Corte di primo grado di Perugia, i giudici di Firenze hanno aumentato di due anni e sei mesi la pena inflitta ad Amanda Knox perché hanno ritenuto aggravato il reato di calunnia commesso dall’americana nei riguardi di Patrik Lumumba. Né Amanda né Sollecito, comunque, andranno in carcere in attesa di un nuovo ricorso in Cassazione, di fatto già annunciato dai loro legali.
La vicenda giudiziaria legata al delitto di Meredith Kercher è una delle più controverse degli ultimi anni. Era il 2 novembre del 2007 quando fu trovato il corpo senza vita di Mez, studentessa inglese a Perugia. La giovane fu uccisa nell’appartamento di via della Pergola che condivideva con altre ragazze, tra cui appunto Amanda Knox. Aveva 22 anni. Secondo gli investigatori, Mez fu uccisa la notte precedente. Il caso sembrava già chiuso pochi giorni dopo, quando furono arrestati la Knox, il fidanzato Raffaele Sollecito e Patrick Lumumba, titolare di un bar dove Amanda lavorava saltuariamente. L’uomo, di nazionalità congolese, era stato accusato da Amanda di essere l’assassino della povera Meredith, ma fu rilasciato poco dopo dal carcere grazie alla testimonianza di un docente svizzero. Il successivo arresto per il delitto di Perugia è stato quello dell’ivoriano Rudy Hermann Guedè, l’unico condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio di Meredith Kercher e tuttora in carcere.
I processi contro Amanda Knox e Raffaele Sollecito – Per quanto riguarda Amanda e Raffaele, il 28 ottobre del 2008 vengono imputati per omicidio e violenza sessuale: il 4 dicembre del 2009 la Corte di Perugia li riconosce colpevoli. Amanda Knox viene condannata a 26 anni di carcere, Raffaele Sollecito a 25 anni. Il processo di appello contro la Knox e Sollecito inizia il 24 novembre del 2010: la sentenza ribalterà quella di primo grado. Nel giugno del 2011, infatti, un’indagine forense ordinata dalla corte d’appello troverà che molte delle prove che inchiodavano Amanda e Raffaele erano inaffidabili. E così, il 3 ottobre del 2011, la corte d’appello di Perugia assolve i due imputati per “mancanza di prove di colpevolezza”. Il pg ne aveva chiesto l’ergastolo. Secondo i giudici i “mattoni” su cui si è basata la condanna “sono venuti meno”: c’è una “insussistenza materiale” degli indizi, dalle tracce di Dna all’arma del delitto. L’ordinamento “non tollera la condanna dell’innocente”. Amanda Knox e Raffaele Sollecito vengono dunque scarcerati. Amanda vola immediatamente in America e non farà più ritorno in Italia.
La Cassazione e l’ultimo processo a Firenze – Il 26 marzo del 2013 i giudici della prima sezione penale della Cassazione annullano la sentenza di assoluzione per Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Per i due imputati deve esserci un nuovo processo, questa volta dinanzi alla Corte d’assise d’appello di Firenze. Un processo iniziato il 30 settembre 2013 e che si è concluso il 30 gennaio 2014, con una nuova condanna per Knox e Sollecito. La giovane americana ha seguito le fasi del processo dall’America, Sollecito (al quale stamane è stato ritirato il passaporto) è stato quasi sempre presente in aula. Soddisfatto per la sentenza il procuratore generale Alessandro Crini: “Non siamo mai contenti della condanna di qualcuno, ma quando i giudici dopo una camera di consiglio durata 11 ore, accoglie le ipotesi dell’accusa significa che l’impianto e la ricostruzione di quanto successo ha convinto”. “È stata fatta giustizia per Meredith. Questa sentenza conferma l’impianto sostenuto dalla procura di Perugia prima, e da quella generale di Firenze ora”: così ha commentato il verdetto Francesco Maresca, avvocato della famiglia Kercher. Ma per i familiari della giovane vittima “non è tempo di festeggiare”. La prossima tappa del processo Meredith sarà l'impugnazione da parte dei legali dei due condannati davanti alla Cassazione.