Letta non ha paura, perché l'Italia è più stabile di quanto sia lecito attendersi dopo mesi di crisi economica, politica ed istituzionale. Così il Presidente del Consiglio risponde a chi gli chiede in merito alla possibilità che una eventuale conferma della condanna di Silvio Berlusconi da parte della Cassazione nel processo Mediaset – diritti tv abbia ripercussioni clamorose sulla stabilità del Governo e del Paese. Letta, in buona sostanza, si mostra rassicurato dalla volontà del Popolo della Libertà di "tenere distinti i due piani", quello delle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi e quello della partecipazione alla maggioranza che sostiene l'esecutivo.
È chiaro come quella di Letta sia quasi una dichiarazione obbligata, dal momento che ipotizzare che una eventuale condanna del Cavaliere scivoli via senza ripercussioni è semplicemente assurdo. Del resto, nelle ultime settimane, un po' tutti, da Brunetta a Cicchitto, passando per Schifani e Santanché, hanno sottolineato quanto l'idea di un partito "acefalo", con il fondatore e leader indiscusso interdetto dai pubblici uffici, sia una prospettiva semplicemente inaccettabile. Al di là delle pur gravissime implicazioni dirette nella vita e nella storia personale dello stesso Silvio Berlusconi.
Il "problema" è che tecnicamente i berlusconiani non hanno idea di cosa fare. Perché la linea del silenzio imposta dalla nuova strategia difensiva del Cavaliere ha impedito quel "fuoco di sbarramento preventivo" con il quale venivano solitamente preparati momenti chiave delle vicende politico – giudiziarie (si veda caso Mills, ad esempio). E perché realisticamente i margini di manovra e gli strumenti di pressione sul Governo sono ai minimi termini. Aprire una crisi politica, con una condanna passata in giudicato e con la spada di Damocle dell'interdizione dai pubblici uffici, appare davvero l'ultima cosa sensata che il Cavaliere possa fare. Il Governo, questo Governo e questa maggioranza, appaiono in effetti la garanzia migliore per il Cavaliere.
E il nervosismo in casa azzurra è dovuto proprio a tali considerazioni: una eventuale condanna cristallizzerebbe la situazione, consegnandoli di fatto alla mercé proprio di Letta e Napolitano. Mettendo i paletti allo stesso tempo anche ad una mobilitazione straordinaria contro la magistratura (magari con una sempre annunciata e sempre rinviata maxi manifestazione a Milano), che potrebbe irritare il Colle prima ed i democratici poi, con il rischio che a strappare siano proprio questi ultimi (rischio minimo, in verità, dato il travaglio interno al Pd). Insomma, per ora l'unico ad essere tranquillo sembra Letta. Per ora.