Sea Watch spiega perché la nave non si è diretta in Tunisia. Procura: “Non ha commesso reati”
I migranti a bordo della Sea Watch 3 sono ormai stremati, dopo il salvataggio, avvenuto ormai 10 giorni fa. Adesso si trovano in mare di fronte alla coste siciliane, vicino al porto di Siracusa. Ma il governo italiano non vuole farli sbarcare. Ieri sera Luigi Di Maio ha detto che l'Italia è in contatto con il governo olandese, dal momento che la nave batte bandiera di quel Paese: "Siamo anche impegnati a far arrivare in Olanda queste persone. Io non sono per registrare coloro che sbarcano in Italia, se le registra il governo olandese. Se poi la nave non è olandese, il governo ce lo deve dire ma su questo sta avendo un atteggiamento ambiguo". La questione è complessa, e all'ong è stato contestato il mancato attracco in Tunisia, come sbarco di sicurezza, viste le condizioni meteo in peggioramento. Sul Blog delle Stelle è stato pubblicato questo post:
Il 19 gennaio, come spesso accade, la SeaWatch 3 si è mossa in totale autonomia in mare Sar libico, senza attendere la Guardia Costiera di Tripoli. Avrebbe poi potuto puntare da subito verso la Tunisia per cercare riparo dal maltempo incombente, ma ha preferito girare la prua in direzione Lampedusa.
Il 23 gennaio la nave Ong, già giunta nei pressi dell’isola, avrebbe ancora una volta dovuto riparare in Tunisia, come peraltro fecero i pescherecci vicini in quelle ore di atteso peggioramento meteo. Poteva ad esempio dirigersi verso l’area di Zarzis, a poco più di 70 miglia nautiche di distanza.
La SeaWatch invece ha deciso di sfidare il mare, puntando verso le coste siciliane che si trovano a oltre 100 miglia da Lampedusa. E dunque mettendo irresponsabilmente a repentaglio la salute e la vita dei naufraghi. Siamo di fronte a una violazione della legge del mare, secondo cui chi naviga in quelle condizioni dovrebbe fare rotta verso le acque più vicine dove trovare ridosso. Ripeto, più vicine.
Ma secondo quanto ha detto all'Ansa il procuratore Fabio Scavone, il comandante della Sea Watch 3 non risulta indagato per i suoi spostamenti in mare dalla Procura di Siracusa, dove sono state depositate relazioni sulle indicazioni avute dalla nave della ong anche dall'Olanda. Indicazioni che sono state pubblicate su Twitter dalla stessa organizzazione. Il procuratore Fabio Scavone ha aperto un'inchiesta, come atto dovuto, a ‘modello 45': un fascicolo senza ipotesi di reato né indagati in cui vengono acquisiti atti di indagini.
Secondo quanto ha spiegato Fabio Scavone, che prima di entrare in magistratura è stato un ufficiale della Marina militare italiana, con la decisione di non attraccare in Tunisia, viste le condizioni meteo marine, il comandante della Sea Watch 3 non avrebbe commesso alcun reato, scegliendo una rotta che riteneva più sicura. Nei giorni successivi, secondo gli atti acquisiti, la nave dell'Ong tedesca battente bandiera Olandese sarebbe rimasta in acque internazionali fino ad entrare in quelle italiane per motivi di sicurezza nei confronti delle persone a bordo. Anche in questo caso senza commettere reati.
L'ong ha spiegato sul suo profilo Twitter, ricostruendo la vicenda: lo scorso 23 gennaio, dopo aver previsto l'arrivo di una forte perturbazione da Nord-Ovest, ha avvisato il JRCC olandese e la Capitaneria di porto di Lampedusa. Una volta appresa l'impossibilità di attraccare sull'isola siciliana il centro di coordinamento marittimo olandese ha ritenuto l'attracco in Tunisia l'unica strada percorribile. A quel punto il governo olandese ha cercato di mettersi in contatto con quello tunisino, ma senza successo. Sea Watch ha sottolineato poi di non aver mai ricevuto dall'Olanda alcuna risposta in merito alla richiesta di un porto rifugio (Por) in Tunisia. C'era stato un precedente: a novembre alla nave di Sea Watch era stato negato l'attracco in Tunisia per fare rifornimento e per ripararsi da una tempesta. Si era così ritrovata per oltre 5 giorni al largo di Zarzis, in balia delle onde. Per questo il comandante in questo caso ha deciso di fare rotta verso Nord, verso l'Italia.