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Sea Watch verso Lampedusa. Ong querela Salvini per diffamazione. Ministro ironizza: “Che paura”

Il ministro degli Interni ha annunciato il porto di sbarco per la Sea Watch: “Le autorità libiche hanno assegnato ufficialmente Tripoli come porto più vicino per lo sbarco. Se la nave illegale ong disubbidirà, mettendo a rischio la vita degli immigrati, ne risponderà pienamente”. E i legali dell’ong annunciano querela contro il ministro per diffamazione.
A cura di Annalisa Cangemi
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La nave della ong tedesca Sea Watch ha salvato ieri 53 persone al largo della Libia. Tra le persone recuperate, ci sono anche 4 minori, di cui 2 sono bambini molto piccoli, e 9 donne. Il ministro degli Interni Matteo Salvini ha annunciato questa mattina che i naufraghi dovranno essere portati a Tripoli: "La nave illegale, dopo aver imbarcato 52 immigrati in acque libiche, si trova ora a 38 miglia dalle coste libiche, a 125 miglia da Lampedusa, a 78 miglia dalla Tunisia e a 170 miglia da Malta. Le autorità libiche hanno assegnato ufficialmente Tripoli come porto più vicino per lo sbarco. Se la nave illegale ong disubbidirà, mettendo a rischio la vita degli immigrati, ne risponderà pienamente". 

Fonti del Viminale hanno puntato il dito contro l'ong che, pur avendo chiesto a Tripoli un Pos, e avendo ricevuto risposta positiva, avrebbe fatto rotta verso la Tunisia, invece di dirigersi verso Sud. Qualche ora dopo la nave avrebbe fatto rotta verso Nord, e cioè verso Lampedusa. È quanto emerge dal monitoraggio radar della rotta. Ma è sempre possibile, da parte di Sea Watch 3, un ulteriore cambio di rotta.

Intanto il braccio di ferro continua. Dall'ong hanno fatto sapere su Twitter che non ha intenzione di riportare i migranti in Libia: "Tripoli non è un porto sicuro. Riportare coattivamente le persone soccorse in un Paese in guerra, farle imprigionare e torturare, è un crimine. È vergognoso che l'Italia promuova queste atrocità e che i governi Ue ne siano complici".

Fonti del Viminale hanno espresso "preoccupazione per le persone a bordo, tra cui alcuni bambini che potrebbero sbarcare al più presto come richiesto dalla stessa Sea Watch". Fino a ieri sera l'ong twittava così: "La Nave Sea Watch resta in attesa di indicazione di un porto sicuro, con richiesta inviata a LY, Olanda, MTA, ITA. Una motovedetta libica, con mitragliatrice a prua, è sopraggiunta a trasbordo ormai concluso e ha stabilito contatto radio senza fornire indicazioni. Ha poi lasciato l'area".  Ma il salvataggio è sembrato al vicepremier Salvini un ottimo pretesto per demonizzare l'operato dell'ong, e ha subito lanciato accuse contro i volontari, ritenendo il soccorso dei naufraghi un'azione "pirata", e brandendo l'arma del dl Sicurezza bis appena approvato, e al cui interno c'è una norma che prevede la confisca dei mezzi che non rispettano le leggi.

"Se la Sea Watch 3 farà rotta verso l'Italia sono ‘pronti' "i nuovi strumenti del decreto sicurezza bis, per impedire l'accesso alle nostre acque territoriali", ha detto appresa la notizia. Ma c'è di più. Salvini ha parlato anche di "naufraghi a pagamento", e di evidenti connessioni tra scafisti e organizzazioni umanitarie: "Probabilmente solo qualche procuratore non se ne accorge, ma il resto del mondo sì".

Quanto basta per spingere Sea Watch a rispondere con un'azione legale: "A seguito del soccorso di 53 naufraghi da parte della Sea Watch 3, il Ministro Salvini ha rilasciato, ancora una volta, innumerevoli dichiarazioni diffamatorie a mezzo stampa insultando la ong e l'operato della sua nave; operato che si sostanzia, sempre, in legittima attività di soccorso e salvataggio", hanno spiegato i legali Alessandro Gamberini e Leonardo Marino. "Occorre precisare che le autorità libiche non hanno dato alcuna indicazione alla nave della ong da noi rappresentata la quale ha rispettato la vigente normativa internazionale che, come oramai noto, vieta il trasbordo e lo sbarco in territorio libico. Il Ministro sa bene che fare rientrare chi fugge da guerre, violenze e soprusi in un paese che non è qualificato come ‘Porto Sicuro', in costante guerra civile, costituisce una gravissima violazione dei diritti umani, del diritto del mare e del diritto dei rifugiati. Utilizzare l'importante ruolo istituzionale di capo del Viminale, in assenza di elementi oggettivi a supporto delle proprie asserzioni, costituisce violazione delle proprie competenze e lascia, peraltro, perplessi sull'attenzione e le energie che il Ministro ripone sull'attività svolta dalle ong che oggi ha soccorso solamente 53 naufraghi quando, ricordiamo, ogni giorno arrivano decine e decine di persone a bordo di barche fantasma nonché, come nelle ultime settimane, di navi militari e mercantili".

Inoltre, concludono i legali, "l'esito delle indagini rivolte sull'operato delle ONG smentisce categoricamente il Ministro dell'Interno. Pertanto, in qualità di difensori della ong Sea Watch i sottoscritti annunciano una querela per diffamazione a mezzo stampa nei confronti del Ministro dell'Interno Matteo Salvini".

Matteo Salvini replica a Sea Watch

"Gli abusivi della Ong mi querelano??? Uuuhh, che paura. Per gli scafisti e i loro complici, i porti italiani sono e rimangono chiusi", ha scritto su Facebook il ministro degli Interni Matteo Salvini.

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